Mont Emilius, de Pila
Description
Au fond de l'alpage, on prend une petite route, toujours en suivant le panneau indicateur Sentier n°19a, près d'une fontaine.
On monte d'abord une petite route qui devient un sentier et entre dans une zone boisée. Après quelques minutes, on arrive à une bifurcation : les deux mènent au lac Chamolé, le sentier [102] à gauche va directement au lac, tandis que le sentier (19A) à droite remonte un petit vallon jusqu'à l'arrivée du télésiège de Chamolé (2 310 m, 1h 20') avec un point de ravitaillement.
En face du refuge, un sentier démarre et rejoint peu après celui du bas, qui longe les deux petits lacs et commence à monter dans la large vallée d'Arbolle ; devant nous, la Punta Garin (3451 m) commence à se dessiner et un peu plus à gauche, on aperçoit l'échancrure du col du même nom. Le sentier longe le torrent jusqu'à ce qu'il atteigne un large plateau où il se dissipe en s'élargissant : de là, on commence à monter à mi-hauteur de son orographie gauche, rencontrant presque immédiatement la bifurcation pour le Col Garin (2583m, 2h50'). À ce stade, le sentier prend de l'altitude, traverse le petit cours d'eau du Lago de l'Echo et, après quelques virages en épingle à cheveux, nous conduit à une petite crête qui sépare les creux qui descendent des collines de Tre Capuccini et d'Arbolle. L'environnement est désormais celui de la haute montagne, la prairie s'éclaircissant de plus en plus pour laisser place à d'immenses terrains caillouteux : de temps en temps, il vaut la peine de s'arrêter pour admirer le beau panorama derrière, de la crête de Punta Valletta émergent impérieusement le Grivola et le Mont-Blanc. La marche se poursuit en montée régulière, sans trop de dénivelé pour l'instant, jusqu'au Lago Gelato (2970m, 3h40'). On monte dans un pierrier et on arrive à la bifurcation du Col d'Arbolle (3033m, 3h50') : on continue sur la bifurcation de gauche (14), qui nous mènera à notre destination. Après une courte montée, nous descendons une dépression sur quelques dizaines de mètres, près d'un petit lac d'eau de fonte, puis nous remontons vers le Col dei Tre Cappuccini. Nous passons sous la face sud du Mont Emilius sur un sentier qui traverse l'énorme paroi pierreuse : des flèches jaunes nous assistent dans l'ascension du col, nous engageant un peu à trouver les passages corrects jusqu'à atteindre le sommet du Colle dei Tre Capuccini (3246m, 4h30'). Après avoir jeté un coup d'œil sur la belle vallée des Laures et sur les lointaines, mais pas trop, Becca di Salé, Petite et Grande Roèse et Tersiva, nous commençons à gravir ce que l'on appelle l'"arête sud". On passe un premier passage sur des rochers qui ne présente pas de difficulté mais qui demande néanmoins une certaine attention, et on monte en suivant le sentier. Quelques panneaux jaunes (pas toujours évidents) nous font remonter rapidement le dénivelé qui nous sépare du sommet. Avec un peu d'effort, on arrive enfin au sommet (3559 m, 5h30'), un point de vue d'une beauté absolue : en effet, sa position centrale par rapport au territoire valdôtain permet une vue à 360° sur tous les principaux sommets de la région. Juste en dessous de la Madonnina, en direction de l'arête ouest, se trouve le départ de la via ferrata qui mène au Bivouac Federigo Zullo en 5h00' environ.
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Nous avons été là
Notturna al Monte Emilius
Mont Emilius
Salita per la normale in 5 ore da Pila (soste comprese) domenica 5/9/2005. Ambiente molto bello. Attenzione ai segni gialli vecchi nella parte alta dai Tre Cappuccini alla punta - è molto più sicuro in diversi punti seguire le evidenti tracce di passaggio piu' verso la cresta.Mont Emilius
E' senz'alteo la via ferrata più panoramica che offra l'intera Valle d'Aosta, lo sguardo spazia sulle più belle montagne delle alpi e intorno alla cima scintillano una decina di laghi grandi e piccoli. Le difficoltà non sono eccessive, rari tratti verticali si alternano a lunghi saliscendi sulla cresta, quasi mai esposti. Il ponte sospeso lungo una ventina di metri offre un pizzico di adrenalina ad una salita lunga e poco impegnativa. Purtroppo l'ultimo tratto di ferrata, proprio sotto il torrione sommitale, presenta un paio di metri verticali che non sono stati attrezzati con i consueti gradini, le rocce su cui si arrampica non sono stabili e vi sono numerosi sassi in precario equilibrio proprio all'uscita del passaggio chiave.
Dal Col Carrel si percorre la cresta in direzione del ponte tibetano ben visibile durante l'avvicinamento al Bivacco Federigo e ora nascosto dalle rocce. Si procede lungo una traccia di sentiero non protetta per una cinquantina di metri di dislivello fino a raggiungere l'inizio del tratto attrezzato. Il cavo è in acciaio inox rivestito di materiale plastico, la guaina oppone una leggera resistenza allo scorrere dei moschettoni e rende la progressione un poco più faticosa rispetto alle ferrate realizzate con il cavo non rivestito. Si prende gradualmente quota seguendo il filo della cresta, lasciandosi alle spalle la costruzione metallica del bivacco Federigo e poi lo specchio d'acqua del lago Carrel e dopo aver percorso alcuni gradini si arriva al gendarme dal quale parte il ponte tibetano lungo una ventina di metri (1h00'). Da questo punto lo sguardo spazia sul ghiacciaio del Trajoz e la Grivola, che si stagliano contro il cielo sulla destra, verso sud ovest. Proseguendo in senso orario si vedono in lontananza il massiccio del Monte Bianco e il Grand Combin, il Monte Cervino e il massiccio del Monte Rosa. Si scende sul ponte tibetano e lo si percorre sulle tavole di legno larghe una spanna per poi riprendere la cresta fino a raggiunger lo spartiacque tra il vallone di Arbolle e quello di Comboé superato il quale compare il Lago Gelé con alla destra la sagoma slanciata del Pic Garin. Si superano con alcuni saliscendi il Mont Ross di Comboé e il piccolo Emilius e si raggiunge l'uscita della ferrata che scende al rifugio Arbolle (2h00'). Fino a questo punto le difficoltà sono modeste e il percorso non presenta alcun pericolo. Proseguendo verso la cima si incontra un breve tratto verticale ben attrezzato superato il quale si arriva proprio sotto il gendarme sommitale del Monte Emilius dove si devono attraversare pochi metri di nevaio ripido ed esposto dove inspiegabilmente non vi è traccia di protezione. Seguono un paio di metri verticali che non sono stati attrezzati con i consueti gradini ma sono protetti con il solo cavo d'acciaio. Le rocce su cui si arrampica sono ben manigliate ma non ancora ripulite. Ci sono dagli appigli che si muovono e all'uscita del passaggio chiave restano ancora numerosi sassi in precario equilibrio che rischiano di cadere in testa a chi sta salendo. Superato questo brutto passaggio la ferrata prosegue ancora per una decina di minuti su pietraia, poi malgrado vi siano ancora dei passaggi esposti si interrompe e occorre proseguire per un'altra decina di minuti lungo la cresta, senza protezione, fino a raggiungere la vetta (3h00'). Il Monte Emilius é posto al centro della Valle d'Aosta è ed forse il migliore belvedere su tutti i principali quattromila delle alpi. Nelle giornate limpide si possono vedere il Gran Paradiso con ai sui piedi il ghiacciaio della Tribolazione, alla sua destra la Grivola (3969 m) e proseguendo in senso orario il massiccio del Monte Bianco, con il Dente del Gigante e le Grandes Jorasses, il Grand Combin, il Monte Cervino e il massiccio del Monte Rosa. Volgendo gli occhi in basso si domina la conca di Aosta parzialmente nascosta dalla Becca di Nona e il vallone della Laures con i laghi omonimi, sulla destra, separato dal Colle dei Tre Cappuccini il vallone di Arbolle con il lago Gelato.
Discesa al rifugio Arbolle
Dalla vetta si scende lungo il sentiero esposto e a tratti difficile che porta al Colle dei Tre Cappuccini (0h30'). Dal colle seguendo il segnavia si percorre il piacevole sentiero restaurato dagli operai forestali che raggiunge prima il Lago Gelato poi il lago di Arbolle e l'omonimo rifugio. Il Monte Emilius deve il suo nome alla signorina Emilie Argentier che nell'ottocento ne salì la cima. Il Pic Carrel, così battezzato in onore del famoso Canonico Georges Carrel, detto l'amico degli inglesi per le sue numerose conoscenze nell'ambito scientifico ed alpinistico, riprese dopo pochi anni l'antico appellativo di Becca di Nona che porta ancor oggi. Resta a ricordare l'insigne intellettuale solo il Col Carrel dove è stato costruito dal CAI il Bivacco Federigo Zullo. Cartografia
- [[Conca di Aosta, Pila Mont Emilius]], Carta dei sentieri foglio 4, 1:25000, L'Escursionista Editore, 2008
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Mont Emilius e dintorni
Ho raggiunto la vetta dell'Emilius partendo da Pila. Giornata splendida anche se in vetta il freddo si è fatto sentire. Consiglio vivamente questa escursione!!!! Ma intraprendetela solo in ottime condizioni meteo...