Rifugio Dalmazzi, da Arp Nouva
Accesso
Lasciare l'autostrada e, dopo 450m, abbandonare lo svincolo autostradale immettendosi, a destra, sulla strada regionale per la valle di Cogne. Dopo 400m alla rotonda prendere la seconda uscita entrando nella strada statale da seguire per 32,4 chilometri, attraversando e costeggiando gli abitati di Saint-Pierre, Villeneuve, Arvier, Avise, Derby, La Salle, Morgex e Courmayeur sino a raggiungere l'uscita per Larzey - Entrèves. Svoltare a destra imboccando la strada comunale per 12,5 chilometri superando La Palud, Planpincieux e Lavachey prima di raggiungere il termine della strada nei pressi della località Arp Nouva: attraversare la Dora di Ferret su di un ponticello in legno prima di raggiungere il parcheggio 🅿️ in fondo alla macchia boschiva.
Va assolutamente ricordato che nel periodo estivo l'accesso è regolamentato: normalmente nei mesi di luglio e agosto l'accesso è consentito prima delle ore 8.00 sino a saturazione dei parcheggi disponibili. Dopo tale ora è disponibile un servizio navetta a partire da La Palud. Per ogni informazione aggiuntiva consultare la sezione apposita del sito del comune di Courmayeur.
[0h57'] - [45,8km]
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Introduzione
Escursione breve ma impegnativa. Il percorso è per la maggior parte del tempo piuttosto ripido: costringe anche alla vera e propria arrampicata, sia pure molto semplice; sul finale 30m di ferrata per superare un camino.
Descrizione
Si parcheggia ad Arnouva (1769m) poco prima del piazzale di manovra di capolinea della navetta della Val Ferret (se la strada della Val Ferret fosse chiusa al traffico giungere ad Arnouva con la navetta). Ci si incammina a piedi lungo la strada, ancora asfaltata per alcune centinaia di metri, poi essa diventa sterrata ed incomincia a salire in direzione del rifugio Elena (0h40'). Dopo un quarto d'ora circa, superato il bivio per il bivacco Comino, segnavia (22), si incrocia quello per il rifugio Dalmazzi, segnavia (23). Bisogna attraversare la Dora di Ferret. Un tempo c'era un ponte, ora ne resta solo un pilastrino, ma vi sono comunque due passerelle. Subito dopo inizia la vera e propria salita: una robusta pietraia dove già qualche volta si fa ricorso all'uso delle mani. Lungo tutto il percorso (soprattutto in discesa) bisogna fare ben attenzione a seguire i segnavia in vernice gialla, che per la verità sono sempre molto evidenti.
Superata la prima salita ripida inizia una lunga cresta dalla pendenza assai più moderata: si tratta di una morena glaciale lasciata dal ghiacciaio del Triolet in ritirata. Essa termina alla base di un conoide di sfasciume (1h30'), che ad inizio stagione potrebbe rivelarsi un nevaio. La salita del conoide è ripida ed insidiosa (lo è assai più la discesa) a causa del fondo costituito da pietre mescolate a molta terra e brecciolino, che rendono ogni passo a rischio di scivolamento. Ben presto si incontrano le prime placche rocciose, che si susseguono intervallate da pochi passi di sentiero. Sono state posizionate molte corde fisse che aiutano parecchio la salita e che sono fondamentali per la discesa. Ormai in vista del rifugio si deve aggirare uno spuntone roccioso lungo un sentiero in piano, ma ben esposto. Sul retro dello spuntone vi sono 30 metri di ferrata che risalgono un camino: si tratta di gradini in tondino di ferro piantati nella roccia ed accompagnati da una corda fissa. Usciti dal camino non vi sono ulteriori difficoltà e si raggiunge la meta in pochi minuti. Il rifugio, di proprietà del Cai di Torino, è custodito nei mesi estivi.
La discesa si effettua sullo stesso itinerario dell'andata.