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Mont Gélé, from Ruz

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Last survey: 09/08/2003
Difficulty
F
Length
16.48 Km
Departure altitude
1655 m
Arrival height
2983 m
Positive difference in height
1324 m
Negative difference in height
1325 m
Round trip time
03h45'
Recommended period
Exposure
E W S N NW NE SE SW NNE ENE ESE SSE SSW WSW WNW NNW

Access

Lasciata l'autostrada A5 si imbocca la nuova superstrada per il Gran San Bernardo. Dopo qualche, chilometro, all'altezza di Gignod, si svolta a destra in direzione della Valpelline. Da qui si percorre la strada regionale SR28 sino a Bionaz dove si incontra la biforcazione per la diga di Place Moulin; si prosegue verso la diga e dopo alcuni chilometri si svolta a sinistra percorrendo il breve tratto di strada sino a Chez les Chenaux ove si può lasciare l'auto.

Introduction

Account of the ascent of Mont Gelé (3518 m) by Andrea Motta on 14 August 2005.

Description

Da parecchio tempo avevo in animo di salire sul Mont Gelé. Non sapevo però se occorresse pernottare al Rifugio o se si potesse compiere l'ascensione in giornata, quindi sono partito senza prefissare un obiettivo particolare. Quel giorno non si poteva salire al Rifugio di Crêteseche partendo da Ruz poiché la strada per arrivare fino lì era stata riservata alla Corsa dei Tzarettouns, pertanto ho dovuto passare da Chez les Chenaux lasciando l'auto qualche centinaio di metri prima di Gran Rond a quota 1800 m. slm. Devo dire che la salita al Rifugio passando da questa parte è forse più comoda essendo meno ripida, ma anche più piacevole poiché si attraversano dei bei boschi e un bell'alpeggio. Partito di buon'ora non mi sono neanche fermato al Rifugio per non perdere tempo e ho tirato dritto fino al Bivacco Spataro laddove ho sostato un attimo per un breve ricordo (da qualche tempo all'interno, oltre alla foto del giovane Spataro cui il Bivacco è intitolato, compare anche la foto del fratello Remo perito sotto una slavina di neve nel 1998). Oltre il Bivacco ho percorso il Plan de la Sabla in direzione del Colle di Crête Sèche e puntando verso il conoide che scende sul lato destro orografico (a sinistra salendo) ed incontrando ad un certo punto un bivio con le due indicazioni scritte su una pietra: • Colle di Crête Sèche • Mont Gelé Ho scelto senza esitazione la seconda e mi sono inerpicato sul conoide che diviene sempre più ripido fino a che il sentiero si perde in corrispondenza di una evidente strozzatura (direzione Ovest). A questo punto mi sono portato sulla destra (salendo) e ritrovando, fra le roccette lisce, il sentiero che punta ripido verso una sovrastante roccia con un grosso triangolo giallo segnavia visibile dal basso. All'uscita della strozzatura mi sono trovato di fronte a quella che una volta era la sede del Ghiacciaio dell'Aroletta e che ora è una morena di sassi e pietra nella parte inferiore e pianeggiante, mentre più in alto, laddove è più ripida, è dominata da rocce lisce. Il ghiacciaio si è invece ridotto a coprire solamente la spalla de l'Aroletta. Da questo punto ho proseguito verso il Col du Mont Gelé ben evidente davanti a me e raggiunto seguendo esclusivamente gli ometti in pietra uno dopo l'altro poiché non c'era più traccia di sentiero, attraversando di tanto in tanto qualche piccolo nevaio residuo. Arrivato al Col du Mont Gelé e dato uno sguardo all'intorno scattando alcune foto sono ripartito subito calzando dopo un centinaio di metri i ramponi per salire sul ghiacciaio sottostante la cima. Non avevo con me la piccozza ma mi sono servito molto bene dei bastoncini da trekking. Salendo ho notato come il ghiaccio avesse, sotto qualche centimetro di neve, un colore marrone-nero come la liquirizia e come ci fossero in alcuni punti delle sottili fenditure. Mano a mano che mi avvicinavo alle rocce sottostanti la cima notavo alcune persone che, a gruppetti di due-tre, le salivano attaccandole da punti diversi. Io mi sono portato in un punto che mi permetteva di imboccare una cengia obliqua senza dover necessariamente arrivare alla crepaccia terminale del ghiacciaio. Mentre mi toglievo i ramponi ho riscontrato che il tempo, magnifico per tutta la gran parte della mattinata, stava peggiorando notevolmente con vento freddo e nuvoloni neri. Queste condizioni mi hanno fastidiosamente accompagnato lungo la salita alla cima; quasi alla fine ho dovuto fermarmi per lasciare scendere un gruppo di svizzeri, uomini e donne alcune delle quali un po' incapaci e inesperte. Gli uomini sembravano tuttavia muoversi bene e sicuri anche nell'aiutarle e nell'accompagnarle. Proprio mentre raggiungevo la cima cominciava a nevicare ed in quel momento la gioia della conquista è stata sopraffatta dalla preoccupazione, quindi ho affrettato il saluto ad una coppia di toscani, ho dato uno sguardo veloce al panorama che in altre condizioni poteva essere grandioso e bellissimo, ho scattato poche foto e ho cominciato a scendere il più in fretta possibile. Soprattutto sul ghiacciaio ho cercato di fare in fretta poiché assieme alla neve scendevano dietro di me anche le nuvole e pensavo alla poca visibilità che ci sarebbe stata specialmente lungo le rocce lisce della morena sotto il Col du Mont Gelé. Ancora sul ghiacciaio ho raggiunto la comitiva svizzera rimanendo colpito dalla apparente calma e lentezza delle loro operazioni, ad es. al momento di togliere i ramponi, mentre io avevo fretta di scendere. Ad un certo punto questa fretta mi ha fatto sbagliare strada in mezzo alle rocce lisce, le quali erano già diventate bagnate e pericolose a causa della neve che scendeva: me ne sono accorto perché non mi sembrava di essere passato in quel punto al momento della salita. Sono pertanto risalito fino all'ultimo ometto lasciato per strada e da lì ho ritrovato la via giusta avendo intravisto le mie tracce precedentemente lasciate salendo obliquamente lungo un nevaio. Più scendevo più la visibilità diminuiva e più pensavo agli svizzeri ma io dovevo continuare fidandomi dei provvidenziali ometti che incontravo uno ad uno, fino alla fine della morena del Ghiacciaio dell'Aroletta cioè all'inizio della strozzatura dove si poteva riprendere il sentiero. Più sotto, quasi ritornato al Plan de la Sabla, la neve aveva lasciato il posto ad una fitta pioggia ed anche ad una migliorata visibilità, ma ormai il brutto era passato…..e, guardando indietro, avevo nuovamente rivisto gli svizzeri che avevano cominciato la discesa non lungo la strozzatura ma in corrispondenza di un'altra pietraia che comunque li avrebbe portati tranquillamente a valle…tutto bene! Anche in questo caso non ho sostato al Rifugio, ho continuato celermente fino all'auto alla quale sono arrivato bagnato fradicio a causa della continua pioggia. 
Tabella di marcia Località Quota Dislivello Partenza Arrivo Natura del percorso Grand Rond 1800 m h 6.30 Sentiero Rifugio Crête Sèche 2410 m Salita610 m h 8.00 h 8.00 Sentiero e pietre Bivacco Spataro 2610 m Salita 200 m h 8.45 h 8.50 Sentiero e pietre. Prima lungo il Plan de la Sabla e poi, piegando verso sinistra, lungo una evidente ripida strozzatura Uscita dalla Strozzatura 2980 m Salita 370 m h 10.30 h 10.40 Pietraia e roccette (residuo di morena) Col du Mont Gelé 3144 m Salita 164 m h 11.30 h 11.40 Ghiacciaio e roccette nella parte terminale Cima 3518 m Salita 374 m h 12.30 3518 m h 12.40 Come sopra all'inverso Grand Rond 1800 m Discesa 1718 m h 16.15 Galleria fotografica Mont Gelé (3518 m) - © 2005 Andrea Motta Mont Gelé (3518 m) - © 2005 Andrea Motta Mont Gelé (3518 m) - © 2005 Andrea Motta Mont Gelé (3518 m) - © 2005 Andrea Motta Mont Gelé (3518 m) - © 2005 Andrea Motta Bivacco Spataro e Vierge de l'Aroletta Plan de la Sabla Plan de la Sabla Salendo verso la strozzatura Sguardo indietro al Plan de la Sabla Mont Gelé (3518 m) - © 2005 Andrea Motta Mont Gelé (3518 m) - © 2005 Andrea Motta Mont Gelé (3518 m) - © 2005 Andrea Motta Mont Gelé (3518 m) - © 2005 Andrea Motta Mont Gelé (3518 m) - © 2005 Andrea Motta Mont Berlon All'uscita della strozzatura Becca di Faudery Becca di Chardoney Ghiacciaio de l'Aroletta Mont Gelé (3518 m) - © 2005 Andrea Motta Mont Gelé (3518 m) - © 2005 Andrea Motta Mont Gelé (3518 m) - © 2005 Andrea Motta Mont Gelé (3518 m) - © 2005 Andrea Motta Il ghiacciaio del Mont Gelé Panorama sulla conca di By Il bacino di Mauvoisin In vettaMont Gelé (3518 m) Autore: Andrea Motta * Altre escursioni dello stesso autore Nessun Commento Non c'è stato nessuno Ultima modifica: 19.03.07 Mont Gelé (3518 m) - © 2005 Andrea Motta Mont Gelé (3518 m) - © 2005 Andrea Motta Scheda dell'escursione Tipo itinerario: a/r Difficoltà Tecnica : Alpinistico Facile (F) - ghiacciaio Sforzo Fisico: Medio (il percorso è abbastanza lungo con tratti di sfasciume, roccia, nevaio e ghiacciaio) Pericoli oggettivi: Basso Segnavia: Sentiero N° 2 Attrezzatura: Ramponi, piccozza, corda Tempo complessivo: 9h35' Tempo di salita: 6h00' Tempo di discesa: 3h35' Quota alla partenza: 1724 m Quota all'arrivo: 3518 m Dislivello: Salita 1974 m Max quota raggiunta: 3518 m Esposizione: Sud, Est Periodo consigliato: luglio, agosto, settembre Bibliografia: * L.Zavatta, Gran San Bernardo, Valpelline e Conca del Fallère, Rimini, 2004 * G. Buscaini, Alpi Pennine I, Guida dei Monti d'Italia, CAI e TCI, Milano, 1970 Cartografia: * L'Escursionista Editore – Valpelline e Saint-Barthélemy - Carta dei sentieri 6– scala 1 : 25.000 

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