Bec Renon

Ritratto di dario_tomelini
dario_tomelini
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Quota di partenza: 
1 413 m
Quota di arrivo: 
2 266 m
Dislivello: 
853 m
Tempo di salita o complessivo*: 
3h00'
Tempo di discesa: 
1h30'

Introduzione

Nonostante i pochi metri di dislivello questo itinerario richiede buon allenamento ed una certa esperienza di montagna. Il sentiero è più che altro una traccia, ci sono segnavia generiche (strisce bianco/rosso verniciate su pietre) poco evidenti e solo in un paio di occasioni è indicata la direzione con la dicitura "Bec Renon".

Descrizione

Da Quincinetto si prende la strada che con numerosi tornanti tocca Santa Maria proseguendo poi fino alla frazione Scalaro (1413 m), dove si lascia l'auto in un ampio parcheggio posto di fronte ad un'area attrezzata per pic-nic. Attenzione, nei periodi invernali questa strada non viene particolarmente curata, c'è pericolo di caduta massi e rischiate anche di trovare neve e/o ghiaccio (io ho dovuto lasciare l'auto 5 km prima di Scalaro). Si prosegue a piedi entrando nel paese, dopo pochi metri (esattamente di fronte al campanile) si incontra il cartello in legno che indica l'inizio del sentiero per il Bec Renon.
Dopo un breve tratto percorso in direzione Nord, si raggiungono le baite Lebi. Si prosegue quindi attraversando un torrente e si giunge ad un gruppo di baite, dove si trova l'indicazione per il Bec Renon. Il percorso comincia qui a diventare più ripido sino al raggiungimento dell'alpe di Balma Piatta (1847 m) sorpassato quest'ultimo si giunge ad un colle riconoscibile per una serie di massi allineati impiantati nel terreno (1920 m, 2h00' dalla partenza). Quest'ultima è una zona aerea che domina la valle, nelle vicinanze ci sono diverse incisioni rupestri, perlopià coppelle. L'itinerario ridiscende nel vallone che parte dal colle. Il sentiero prosegue ripido tra gradoni rocciosi e tratti erbosi fino a raggiungere l'anticima (2h30'). La parte terminale del percorso si snoda su una cresta piuttosto esposta. In alcuni tratti è opportuno prestare molta attenzione e occorre procedere aiutandosi con le mani. Giunti finalmente sulla cima si trova un grosso ometto a protezione di una Madonna nera con Bambino.
Personalmente questa escursione mi ha davvero gratificato, sia per il percorso selvaggio che per l'impegno fisico e mentale richiesto. E' facile perdere la traccia del sentiero, in discesa bisogna fare attenzione a non trovarsi sul sentiero C4 (sempre strisce bianco/rosso verniciate) che incrocia quello di Scalaro ma che porta da tutt'altra parte.

Bibliografia:

* Matteo Antonicelli, IvreAlpi, Ivrea, 2004
* Blu Edizioni, In cima. 78 normali nel Gran Paradiso, S.U.C.A.I. Torino, ISBN 88-87417-42-3

Cartografia:

* IGC, Foglio 9 Ivrea Bielle Bassa Valle d'Aosta, 1:50000, Torino