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Mont Chétif, da Dolonne

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A cura di:

Ultimo rilievo: 22/05/2010
Difficoltà
F
Lunghezza
0.00 Km
Quota di partenza
1192 m
Altezza di arrivo
2343 m
Dislivello positivo
1151 m
Tempo di andata
03h45'
Tempo di ritorno
02h00'
Periodo consigliato

Introduzione

La breve ferrata che rende più sicuro l'accesso al Mont Chetif è tutta concentrata nelle placche che sovrastano la palestra di roccia di Dolonne e che finiscono sotto il belvedere. Per rendere più sicuro il sentiero che collegava la frazione con i boschi e i prati sovrastanti sono stati posati un centinaio di metri di catena e alcune decine di gradini in ferro. Nei tratti più scivolosi sono ancora ben visibili i gradini intagliati nella roccia dai valligiani. Superata questa breve fascia rocciosa la ferrata diventa un piacevole sentiero che sale fino alla vetta, interrotto di quando in quando da brevissimi tratti attrezzati. Le catene sono in ferro, con maglie da 4 mm di spessore, salendo si attraversano due ponticelli in legno lunghi alcuni metri che facilitano il passaggio su due spaccature della roccia.

Descrizione

Il sentiero parte dall'entrata del parcheggio nord del palazzetto di Dolonne. Si attraversa un prato in piano e ai piedi di un ciuffo di alberi si trova la targa, affiancata da due piccoli menhir, che ricorda l'anno di costruzione della ferrata. Poco più avanti si entra nella macchia di latifoglie punteggiata dall'arancio dei gigli martagone e dai fiorellini bianchi del sigillo di Salomone. Si cammina nell'ombra fresca del bosco fino ad incontrare il sentiero molto più largo che sale costeggiando i pascoli verso la palestra di roccia. Arrivati ai piedi delle placche inclinate dove sono tracciate le vie di arrampicata si gira sulla sinistra, si scendono pochi metri di dislivello poi ci si avvia lungo il sentiero pianeggiante che costeggia i terrazzamenti fino ad incontrare la palina che indica l'inizio della deviazione per la ferrata. Da questo punto il sentiero aumenta di pendenza e sale con regolari tornanti tra le latifoglie che cominciano a diradarsi ed alcuni rari larici. Si attraversa una pietraia dove il sentiero si allarga, si passa davanti un'ampia cavità della roccia, formata da un tetto che sporge di un paio di metri dove si può trovare riparo in caso di maltempo e poco dopo si incontrano le prime catene.
La ferrata inizia con un lungo traverso verso est interrotto più o meno al centro da un ponticello in legno lungo un paio di metri che scavalca una spaccatura della roccia. Le catene non sono indispensabili per la progressione ma hanno solo reso più sicuro il tracciato che veniva utilizzato dai montanari per accedere ai pascoli sovrastanti. Si trovano ancora, specie nella parte bassa, i gradini scalpellati nella roccia tenera per superare i tratti più scivolosi. Alla fine del traverso il tracciato sale tra rocce rotte e la rada vegetazione tipica dei luoghi aridi fino a raggiungere un bosco di conifere che si attraversa sul selciato ricavato dalla pietraia colonizzata dai larici. Sulle vecchie lastre uno spesso strato di aghi caduti in autunno attutisce il rumore dei passi e l'odore balsamico della resina riempie i polmoni. Poco più avanti si trova il primo dei numerosi belvedere che si incontrano salendo verso la cima. Incorniciata nella pareti rocciose si spalanca all'improvviso una finestra sul massiccio del bianco che copre il settore tra il Pic della Brenva con il ghiacciaio di Entrèves e termina con le Grandes Jorasses. Lungo tutta la salita sarà un susseguirsi di splendidi scorci sul grigio delle pareti rocciose, il bianco abbaglianti delle nevi e l'azzurro intenso del sole fino al superbo panorama a 360 gradi che offre la cima del Mont Chetif, ma la prima veduta sul massiccio del Monte Bianco, con ai lati i fianchi scuri delle montagne che salgono punteggiate dal verde delle conifere e dominate dal cielo azzurro intenso lascia negli occhi un ricordo indelebile.
Si prosegue lungo il sentiero che sale il fianco est con pendenza moderata tra i larici e alcuni abeti fino ad incontrare un canalino liscio ma molto coricato che si supera con aiuto di una dozzina di gradini, si attraversa una pietraia e si arriva alla base di una brevissima placca al termine della quale si trova il ponticello in legno lungo alcuni metri che attraversa un avallamento del terreno. Il tratto attrezzato termina poco più avanti con una paretina alta tre metri che da accesso al belvedere superiore. Seguiranno alcune catene che aiutano a risalire due canalini inerbiti e poi un breve tratto a metà del traverso sotto la cima ma le difficoltà tecniche sono ormai alle spalle.
In corrispondenze di un tornante spunta tra i rami di un abete la cima del Mont Chetif con la della statua della madonna, proseguendo si incontrano alcune rocce punteggiate dai licheni cui fa da sfondo il massiccio del Monte Bianco e poco più avanti il tronco di un larice abbattuto dalle intemperie. Sui suoi anelli di crescita sono indicate con alcune targhette le date delle principali ascensioni sul gruppo del Monte Bianco.
Arrivati all'incrocio con il sentiero che sale da Pré De Pascal si prende a sinistra e si procede a mezzacosta tagliando i ripidi ed esposti pendii posti alla base del torrione sommitale. A circa metà del traverso si trova un banco di roccia rotta lungo una ventina di metri e attrezzato con catene che si percorre in discesa per poi proseguire fino ad arrivare in vista di un ripetitore. Da qui il sentiero sale dritto in direzione del colle, la pendenze diminuisce gradualmente e d'un tratto tre le rocce e i rododendri appare la cima del Monte Bianco di Courmayeur. Si raggiunge in breve l'incrocio con il sentiero che sale da Comba Dzeleunna e poi si prosegue in cresta fino ad arrivare alla vetta dalla quale si gode di un panorama mozzafiato. Lo sguardo abbraccia tutta la Val Veny con il colle della Seigne e il ghiacciaio de Miage, il massiccio del Monte Bianco, la Val Ferret e la valle della Dora Baltea sino a Pré Saint Didier in lontananza spunta isolata la cima della Grivola . Nei pressi della vetta è stata posata una placca su cui sono riportate le cime più importanti e la distanza dalle principali città. Proseguendo verso est per poche decine di metri si arriva ai piedi della statua dedicata alla Madonna che domina Courmayeur.

La ferrata è stata attrezzata nel 1986 nel quadro delle celebrazioni per il duecentesimo anniversario della prima ascensione sul Monte Bianco. Lo stesso anno il Papa Giovanni Paolo II ha celebrato l'Angelus dalla cima del Mont Chétif.

 

Galleria fotografica

© 2021 - Gian Mario Navillod
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