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Ferrata José Angster

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A cura di:

Ultimo rilievo: 23/10/2005
Difficoltà
F
Lunghezza
0.00 Km
Quota di partenza
1380 m
Altezza di arrivo
1600 m
Dislivello positivo
220 m
Tempo di andata
01h30'
Tempo di ritorno
00h30'
Periodo consigliato

Introduzione

Questa breve ferrata, molto panoramica, è l'itinerario ideale per chi desidera provare il brivido dei primi strapiombi. I tempi di avvicinamento sono ridotti e il dislivello modesto. Chi lo desidera può percorrere in discesa la ferrata dei bambini inanellando nella stessa uscita le due ferrate di Gressoney-Saint-Jean.

Descrizione

La partenza della ferrata è subito verticale, poi la pendenza si addolcisce, si passa sotto l'arrivo di una tirolese, si prosegue ancora in placca e dopo aver percorso in salita una cengia scivolosa che finisce con un paio di gradini si arriva all'incrocio con la ferrata dei bambini. L'itinerario prosegue lungo placche abbastanza coricate fino a raggiungere un traverso sulla destra, dal quale si possono ammirare comodamente le cime del massiccio del Monte Rosa che chiudono in alto la valle di Gressoney. Si passa sul lato nord dello sperone dove si trova il passaggio chiave della ferrata: dopo un breve tratto abbastanza coricato la parete si inarca verso la verticale e poi in leggero strapiombo. Si prosegue lungo un brevissimo traverso sulla sinistra sempre oltre la verticale e si esce dalla parte impegnativa raggiungendo un pendio dove la ferrata si riduce a poco più di un sentiero. Poi la roccia sale nuovamente, con un ultimo sforzo si raggiunge la piccola statua della madonna davanti alla quale è stata fissata una panca molto esposta dalla quale si domina l'abitato di Gressoney e il lago Gover. Poi con un ultimo brevissimo strapiombo si raggiunge la fine della ferrata e il prato che circonda una bella baita costruita in pietra e legno. La quota riportata sul cartello (1750 m) è probabilmente approssimata per eccesso.

Rientro

Dalla fine della ferrata si raggiunge in pochi minuti l'alpe Tschachteljatz dove si trova il cartello che segnala una quota di 1750 m, probabilmente approssimata per eccesso. Sulla sinistra passa il sentiero 4A che si percorre in discesa prima a fianco della parete rocciosa dove sono tracciate alcune vie di arrampicata poi nel bosco di conifere fino ad incrociare il sentiero numero Sentiero N° 15, detto della regina. Si prosegue la ripida discesa fino al lago Gover poi ci si dirige verso il centro storico di Gressoney e il parcheggio ripercorrendo a ritroso l'itinerario di avvicinamento. Rientro dalla ferrata dei bambini Dalla fine della ferrata si raggiunge in pochi minuti l'alpe detta Tschachteljatz dove si trova il cartello che segnala una quota di 1750 m, presumibilmente approssimata per eccesso. Sulla sinistra passa il sentiero 4A che si percorre in discesa a fianco della parete rocciosa dove sono tracciate alcune vie di arrampicata. Al secondo bivio si prende a sinistra il sentiero che si dirige prima in piano verso la palestra di roccia e poi con una breve salita raggiunge l'arrivo della ferrata dei bambini. Si percorre in discesa una placca alta sei metri molto coricata poi si scende ai piedi della parete di roccia fino a raggiungere alcuni gradini proprio sulla verticale del lago Gover. Si passa sotto un piccolo tetto e si prosegue in leggera discesa lungo la cengia fino alla partenza della ferrata. Arrivati alla fine del cavo verde si segue il piccolo sentiero che porta alla partenza della ferrata Angster e ripercorrendo l'itinerario di avvicinamento si raggiunge in breve l'auto. Curiosità Il Sentiero della Regina è così chiamato il onore della regina Margherita di Savoia (a cui venne dedicata la pizza omonima) che passò la villeggiatura a Gressoney per ben 36 anni dal 1889 al 1925. Nata nel 1851 da Ferdinando di Savoia, fratello del re Vittorio Emanuele II e da Elisabetta di Sassonia, la più bella dama della corte di Torino, il cui padre tradusse in tedesco la Divina Commedia, ebbe come governante una dama di origini viennesi. Sposò nel 1868 Umberto di Savoia, futuro re d'Italia e suo cugino primo. Parlava bene il francese e il dialetto piemontese, lingue in uso alla corte dei Savoia e dalla mamma e dalla governante aveva imparato il tedesco. È forse questa lingua, unita allo splendore della natura di questa valle, che la legò per così tanti anni alla sua villeggiatura di Gressoney. La regina nei primi anni venne ospitata nella villa di proprietà del barone Beck Peccoz che l'aveva conosciuta a Courmayeur nel 1888. In seguito, innamoratasi dei luoghi, fece costruire Castel Savoia ove soggiornò dal 1904 fino 1925.

Galleria fotografica

© 2021 - Gian Mario Navillod
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