Uja di Calcante
Introduzione
Interessante itinerario all'imbocco delle Valli di Lanzo. La salita all'Uja di Calcante permette anche di attraversare le Lunelle, una delle prime palestre di roccia per gli arrampicatori torinesi.
Descrizione
Prima della partenza, presso la piazza, si consiglia di fare buona scorta di acqua poiché non se ne troverà praticamente più per tutta la durata dell'scursione. Dalla piazza si prosegue lungo la strada principale, che si inoltra nel paese, per circa 200 metri, quindi una serie di cartelli in legno sulla destra indicano l'inizio del percorso ed i tempi approssimativi di percorrenza (il sentiero che conduce fino alle Lunelle è stato intitolato alcuni anni fa a Piergiorgio Frassati). Lasciata la strada si passa a fianco di un caratteristico lavatoio coperto e quindi, svoltando a sinistra, ci si inoltra in mezzo ad un gruppo di case che ha conservato, senza troppi inappropriati rimaneggiamenti, l'aspetto che aveva nella prima metà del secolo scorso. Superate le case, seguendo sempre i cartelli indicatori in legno, si sale dolcemente lungo un piacevole sentiero in mezzo al bosco e, in circa 30 minuti, si sbuca su un caratteristico pianoro (dove è stata attrezzata un'area pic-nic) conosciuto come "Pian Bracun" (la cui etimologia potrebbe ricercarsi nel celtico "brac" - incolto). Il piano (800 m circa), un tempo completamente sgombro dalla vegetazione, è oggi colonizzato da un bellissimo bosco di betulle e la credenza popolare vuole che ivi si svolgesse il sabba delle streghe che erano solite danzare al suono del violino da cui le note erano tratte nientepopodimeno che dal diavolo in persona, il quale sedeva su una caratteristica (l'unica) roccia sporgente dal terreno e che presenta un incavo giusto a forma di comodo sedile. Con una breve digressione sulla sinistra (rispetto a chi sale dal sentiero) si può arrivare, circa 50 metri più in alto, su un cucuzzolo chiamato "Crus d-l'Ënvérs" (Croce dell'Inverso - inteso come versante esposto a nord) dove si trova un caratteristico oratorietto in pietra con antistante una grande croce in legno, ricollocata anni fa in sostituzione di una preesistente; da questo punto è possibile godere di un buon panorama che spazia dalla cresta delle Lunelle e di Calcante, a tutta la vallata del "Rio Ordagno" (che nasce appunto dalle pendici del Calcante), al paese sottostante e fino all'imbocco delle Valli di Lanzo. Da Pian Bracun si riprende a salire sulla destra (trascurando il sentiero che in piano porta ad una vicina baita) lungo un sentiero ben marcato che, con pendenza costante e mai eccessiva, con alcuni ampi risvolti guadagna rapidamente quota lungo le pendici della "Cima del Toro" in un ambiente arido ed assolato (decisamente caldo nel cuore della stagione estiva) con affioramenti di rocce ed una vegetazione caratterizzata da arbusti e conifere, impiantate a scopo di rimboschimento nel periodo tra le due guerre mondiali. Dopo circa un'ora da Pian Bracun, il sentiero diventa quasi pianeggiante e attraversa un tratto di bosco più fitto e fresco per portarsi, svoltato un costone ("Cre d-la Vërnëta" - Cresta della Vernetta, dal nome di un gruppo di baite sottostanti), nell'assolata conca del "Funs ët-Calcant" (Fondo di Calcante). Da questo punto è possibile compiere un percorso ad anello che porta a toccare sia la cresta delle Lunelle che l'Uja di Calcante (salendo a discrezione prima sull'una o sull'altra), per poi ritornate qui, oppure limitarsi ad un'andata e ritorno su una delle due. In ogni caso la zona è decisamente interessante. Seguendo il sentiero che si inoltra nel predetto "Funs ët-Calcant", in qualche minuto si giunge ad una fontana (non è garantita la regolarità della portata) e, subito dopo si attraversa un sito minerario che è stato di grande importanza per l'economia delle Valli nel XIX secolo. Dalle pendici del Calcante, dove sono ben visibili gli ingressi di diverse miniere, si estrassero minerali di ferro, di rame e di nichel, che contribuirono al forte sviluppo delle fucine per la fabbricazione di chiodi di Traves e che fecero dire ai nostri avi che "Il Calcante e Pietra Cagna (miniere sopra Groscavallo - alte Valli di lanzo) valgon piu di Francia e Spagna"; le miniere furono sfruttate alla fine del 1800 da una società inglese, ma già nel 1289 una società di fucinatori ottenne da Guglielmo VII di Monferrato una concessione per lo sfruttamento delle miniere della zona. Curiosamente (ma solo per un errore) nella cartografia I.G.M., le miniere di Calcante sono indicate quali "miniere d'oro abbandonate"; per chi fosse interessato ad approfondire l'argomento esiste una breve pubblicazione curata da Ezio Sesia di Mezzenile che ha per titolo appunto "Il Calcante e Pietra Cagna valgon piu di Francia e Spagna". Tornando al sentiero originario, si sale ancora sulla destra, in una zona di rocce , sfasciumi ed arbusti, per circa 30 minuti, fino in cresta ad un colle erboso da dove il sentiero segnato scende, sul versante nord, opposto a quello di Traves, verso le frazioni del Comune di Mezzenile. Da qui in poi si è sulla rocciosa ed affilata cresta delle Lunelle; tenendosi sul versante sud-est, che si affaccia verso il "Funs ët-Calcant", alcuni bollini rossi consentono di proseguire per un breve tratto, poi è necessario rallentare un po' per cercare sulla roccia e nei canalini erbosi i passaggi migliori (senza alcuna difficoltà se si evita sia di abbassarsi eccessivamente che di esporsi troppo vicino alla sommità della cresta che precipita pericolosamente sul versante nord) fino a raggiungere un evidente colletto che incide profondamente la cresta (dove è ben visibile un cippo che ricorda una fatale disgrazia occorsa a due alpinisti nei primi anni del secolo scorso) quindi, sempre spostandosi attraverso una serie di canalini e cenge erbose, si raggiunge facilmente il punto più alto della cresta (mediamente circa 30 minuti dal colle erboso) dove, su un piccolo spiazzo molto aereo, è collocata una croce in ferro e dove arriva anche la via di arrampicata che sale dal versante di Mezzenile. Le Lunelle (1434 m) costituiscono, con Rocca Sella, una delle più antiche palestre torinesi di arrampicata, la cui prima ascensione "accademica" risale al 1905 da parte del Club Alpino Accademico di Torino; il passaggio più famoso è la Placca Santi, probabilmente dal cognome del suo primo salitore e noti alpinisti dei primi anni del 1900 trovarono la morte sulle sue vie: nel 1921 Rovere e nel 1927 Augusto Domasi ed Alfredo Morello. Il più famoso frequentatore delle Lunelle è stato senz'altro il giovane Pier Giorgio Frassati (oggi beatificato dalla Chiesa) che percorse il sentiero di Traves, con due amici, nella sua ultima gita: il 7 giugno 1925, meno di un mese prima della sua morte prematura, avvenuta a Torino il 4 luglio per poliomielite fulminante. Da questo punto è possibile, percorrendo l'aerea cresta rocciosa in direzione sud- ovest con tutte le cautele del caso, raggiungere in meno di un'ora l'Uja di Calcante (1614 m) da dove, particolarmente nelle giornate terse, si gode un panorama che spazia dalla testata delle Valli di Lanzo sino alla pianura di Torino e del basso Canavese. Dalla cima, dirigendosi verso sud per tracce di sentiero si scende ai 1400 m del colle di Pra Lorenzo (sullo spartiacque con la Valle di Viù) e quindi divallando rapidamente verso il "Funs ët-Calcant", lungo un sentiero non sempre comodo, si ritorna alla zona delle miniere e quindi al punto di chiusura del percorso ad anello sopra detto. Anche in questo caso vale la pena di soffermarsi sul nome dell'Uja: Calcante; Calcante, nella mitologia era un sacerdote di Apollo e indovino dell'esercito greco, i suoi responsi erano considerati come interpretazione della volontà degli dei; fu Calcante a suggerire ad Agamennone di placar Diana (sdegnata contro di lui, che le aveva ucciso una cerva a lei consacrata) sacrificandole la figlia Ifigenia e quando Troia fu presa con l'inganno del cavallo di legno che occultava il fiore degli eroi greci, Calcante, che era stato superato nell'arte della divinazione dal suo emulo Mòpso, morì per il dolore dello scacco subito. E' certamente singolare ritrovare in una zona in cui i nomi delle vette sono legati o a toponimi prettamente locali o ai loro salitori, una cima il cui nome è importato addirittura dalla mitologia greca e che costituisce la prima cima significativa che si scorge inoltrandosi nelle Valli di Lanzo. Non volendo effettuare il percorso ad anello, dalla cresta delle Lunelle si ritorna al colletto con il cippo e si percorre a ritroso la cresta rocciosa (la traccia di sentiero che dal cippo scende sul versante nord è sconsigliata in quanto estremamente scomoda e franosa nel primo tratto ed invasa da arbusti e rovi più in basso ed inoltre comporterebbe giocoforza una faticosa risalita, sulla destra, verso il colle erboso partendo da un cartello indicatore in legno) e quindi il sentiero dell'andata fino al Pian Bracun dove, dalla parte opposta a quella da cui si è arrivati salendo dalla Villa, un evidente sentiero si abbassa fino ad intercettarne un altro, più ampio e pianeggiante, detto "Vi d-la rooia" (sentiero del rigagnolo) costeggiato da un caratteristico piccolo canale a pelo libero che porta l'acqua captata nel Rio Ordagno ai lavatoi delle frazioni Bertolè ed Andrè di Traves; interessante quanto antica opera idraulica che è stata recentemente anche oggetto di studi specifici soprattutto finalizzati a tesi di laurea. Scendendo da Pian Bracun, giunti alla "Vi d-la rooia", si deve evidentemente svoltare a sinistra (altrimenti si ritorna verso Calcante) e seguire il sentiero, trascurando le varie deviazioni che vi si dipartono, fino a quando lo stesso diventa prima pista sterrata e poi strada asfaltata in Frazione Fontana, da cui in pochi minuti si raggiunge la strada principale e quindi la piazza della chiesa.