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Ru Marseiller, dalla centralina di Antey-Saint-André

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A cura di:

Ultimo rilievo: 05/04/2005
Lunghezza
24.00 Km
Quota di partenza
900 m
Altezza di arrivo
850 m
Dislivello positivo
50 m
Tempo di andata
04h00'
Tempo di ritorno
04h00'
Periodo consigliato

Introduzione

Questo itinerario è una piacevole e lunga passeggiata che vi condurrà, accompagnati dall'acqua del ru, dal torrente Marmore nella Valtournenche ai fianchi assolati della valle centrale solcata dalla Dora Baltea. Il dislivello distribuito sui dodici chilometri di lunghezza complessivi è irrilevante, perciò chi lo desidera può partire indifferentemente da Antey-Saint-André o da Saint-Denis o Verrayes, approfittando dei punti dove il tracciato del ru è attraversato dalla strada regionale. Il sentiero non è regolarmente pulito perciò è consigliabile percorrerlo durante i mesi invernali quando la vegetazione è a riposo.

Descrizione

Dopo aver lasciato l'auto nel piazzale davanti alla microcentrale idroelettrica del comune di Antey-Saint-André si attraversa il ponte sul torrente Marmore e ci si avvia lungo la strada inerbita che ne segue il corso verso monte. Si costeggia la recinzione che delimita le opere di presa dell'acquedotto di Saint-Vincent e dopo una breve salita si incrocia il tracciato del ru. Consiglio a chi non ha particolare fretta di risalire il suo tracciato fino ad arrivare al dissabbiatore e all'opera di presa che distano non più di 10 minuti. Non troverà panorami mozzafiato o gradevoli scorci sulle acque fluenti del canale poiché questo tratto è quasi del tutto intubato e scorre ormai sul fondo della valle, ma la breve deviazione gli permetterà di conoscere le soluzioni tecniche adottate per captare e ripulire le acque del torrente Marmore dai sedimenti più grossi che con il passare del tempo tenderebbero ad insabbiare il canale. Dopo aver visitato le opere di presa si ritorna sui propri passi ci si incammina lungo la sezione tipica del ru di Marseiller: un canale di cemento armato con sezione ad “U”, largo una sessantina di centimetri e profondo altrettanto con due spallette larghe poco più di una spanna. A valle della condotta si trova il sentiero di servizio, che un tempo era percorso giornalmente dal guardiano del ru a cui spettava la vigilanza sull'integrità della struttura e la repressione dei furti d'acqua. Purtroppo con l'andar del tempo gli sterpi hanno invaso buona parte di questo tracciato e in attesa di un'energica pulizia ci si trova spesso a camminare sulla spalletta del canale. Peccato perché la varietà del paesaggio, la modesta pendenza e l'ombra dei castagni e delle roverelle lo renderebbe un itinerario ideale per i bambini, gli anziani e gli escursionisti che apprezzano gli itinerari poco impegnativi e con un ridotto dislivello. Dopo un primo tratto all'ombra delle latifoglie si raggiunge in breve la sezione di canale sospeso, dove l'acqua scorre nei grandi dei cassoni di lamiera arrugginita rialzati di poche spanne rispetto al sentiero. Da lontano ricordano dei lunghi treni merci, rimasti fermi su un binario morto in attesa del locomotore. Si cammina al loro fianco fino al temine della radura poi si rientra nell'ombra dei castagni e dopo essere passati a monte del villaggio di Chessin, si incrocia il sentiero che sale a Berzin. Da qui in breve tempo si raggiunge la parete rocciosa che il canale supera all'interno di una condotta di plastica nera. Questo è il passaggio più difficile e pericoloso dell'intera escursione: occorre procedere con molta prudenza in equilibrio sulla condotta tenendo presente che la parete rocciosa a monte è spesso bagnata e in caso di ghiaccio l'attraversamento diventa estremamente rischioso. Dopo aver superato il tratto critico, che dà alle gambe una piccola scarica di adrenalina, si arriva a monte della centrale idroelettrica di Covalou: la più grande delle quattro centrali che sfruttano il bacino idrografico del Marmore. Nelle sue turbine possono passare fino a 10 metri cubi d'acqua al secondo; tra le cime dei castagni è ben visibile ai suoi piedi il bacino di compenso dal quale parte la condotta forzata che con un galleria scavata sotto la montagna esce della Valtournenche e termina alla centrale di Breil, sulle rive della Dora Baltea. Più avanti in corrispondenza di una curva del canale volgendosi indietro si osserva in lontananza la Punta Cian (Tzan, Tzam), da cui scendono, passando nel sifone di Fiernaz parte delle acque che alimentano la centrale. Il tracciato si avvicina sempre più alla parete rocciosa e dopo un vistoso segnale bianco/rosso dipinto sulla roccia, che in Valle d'Aosta delimita il confine dai boschi pubblici a quelli privati, si raggiunge un tratto lungo alcune decine di metri scavato parzialmente nella parete. Lo si percorre a capo chino, non in segno di riverenza verso l'audacia dei costruttori: sull'altro lato delle valle di vedono i resti del ru du Pan Perdu di Châtillon che sono ben più imponenti, ma a causa del tetto di roccia che riduce lo spazio libero al disopra del canale a poco più di un metro. Si supera la cava di marmo per poi entrare nella vallata centrale con una ampia curva sulla destra. I fianchi della montagna si fanno meno scoscesi, la vegetazione di pini e roverelle denota chiaramente il clima caldo e secco dell'adret, la parte più soleggiata della catena montuosa cui si contrappone l'envers, il lato più umido e meno esposto al sole. Qui il canale scorre all'interno di un profilato metallico a “V” a volte interrato a volte leggermente sopraelevato rispetto al sentiero. Si domina l'abitato di Châtillon con i suoi tre castelli: quello dei Passerin d'Entrèves, costruito a monte della chiesa, quello del Baron Gamba, costruito nel 1911 e, dall'altra parte delle Dora, il castello di Ussel, costruito su uno sperone di roccia nel XIV secolo. Seguendo il tracciato del ru si passa a valle di alcuni parafrane e avvicinandosi lentamente al castello di Cly si trovano ancora alcuni resti del vecchio canale: un muro di sostegno in pietra a secco e un piccolo ponte ad arco che supera uno dei rari rigagnoli che scendono il fianco arido di questo tratto di valle. Dopo aver raggiunto il villaggio di Plantery, proprio sulla verticale del castello di Cly, si attraversa la strada regionale e si prosegue ai piedi del villaggio di Gubioche tra i pascoli punteggiati di alberi da frutto. Poi si rientra nella macchia e dopo aver superato il torrente Chambave con un doppio tornante si attraversa una valletta umida solcata da diverse cascatelle. Poi il canale cambia ancora d'aspetto: alla sezione classica in cemento si alterna quella in ferro sospesa su dei piccoli sostegni in calcestruzzo. A poche centinaia di metri dalla fine del ru, in corrispondenza di una curva tagliata dal nuovo tracciato si trova un breve tratto della vecchia sede del canale, ormai invasa dalla vegetazione, e una delle chiuse in pietra che venivano utilizzare per regolare il deflusso delle acque. Ancora pochi passi e dopo aver attraversato la strada asfaltata, a monte del villaggio di Marseiller, si arriva alla fine del ru, in corrispondenza del sentiero che sale verso il colle di San Pantaleone. Curiosità Con atto rogito dal notaio Petrus de Rovarey di Fenis, il 24 agosto 1423, il nobile Claudius Vaudan,vice castellano del mandamento di Cly, a nome e per conto dell'Illustrissimo Principe Amedeo (VIII) Duca di Savoia accordava ai signori convenuti presso il frutteto del castello di Cly, e agli abitanti delle parrocchie di Verrayes e Saint Denis tutta l'acqua (1) che scorre nel torrente di Valtournenche proveniente tanto dal monte Cervino che dal vallone di Cignana e d'Oyter e dalle altre montagne che si stendono da Corieron a Supperii, insieme a tutte le sorgenti che sgorgano entro i suddetti confini purché esse non siano state date precedentemente ad altre persone dal Signore nostro Duca o dai suoi predecessori. Dieci anni dopo, nel 1433, il duca Amedeo di Savoia ratificava tale atto a Thonon. (1) “... Totam aquam descendentem et labentem de torrente vallis Tornenchioe, videlicet tam de monte Servino, de torrente de Chiniana, de Oytero quam de aliis montibus existentibus a loco de Corieron usque ad locum de Suppery et a fondo dicti torrentis montis Servini ascendendo directe usque ad summitatem montium a parte mandamentorum Quarti et nusii et ex hinc tendendo directe per summitatem montium usque ad dictum locum de Suppery et a dicto loco de Suppery tendendo directe inferius usque ad fondum dicti torrentis montis Servini una cum omnibus acquis fontium nascentium infra dictos confines, aliis personis per dictum Dnum nrum Ducem seu ejus predecessores dudum non datis ...” 

Bibliografia

  • Maria Cristina Ronc, [[La valle del Cervino]], CDA, Torino, 1990
  • Vescoz Pierre-Louis, Quelques notes sur la Commune et la Paroisse de Verraye…, Aosta 1995

Cartografia

  • Cervino-Matterhorn e Monte Rosa, Foglio 5, scala 1:50.000, Istituto Geografico Centrale
  • Comunità Montana Monte Cervino, foglio 2, scala 1:25.000
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