Monte Barillaro

Ritratto di locontim
locontim
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Data rilievo: 
10/05/2009
Quota di partenza: 
360 m
Quota di arrivo: 
804 m
Dislivello: 
600 m
Tempo di salita o complessivo*: 
2h30'
Tempo di discesa: 
2h15'

Introduzione

Descrizione

Si sale (partendo da quota 360) ripidamente in un bel bosco, anche di castagni, fino allo splendido borgo abbandonato di Rivarossa (730 m) in circa 1h – 1h15m (sentiero n. 208, bandierina bianco rossa – dell’anno 2007 - e vecchissimi segnavie FIE rombo giallo vuoto). Qui, si trova il bivacco recentemente recuperato denominato “Marchesotti” e, a cinque minuti dalle case, la chiesetta di Rivarossa (755 m), su una cresta molto panoramica (verso l’alta valle si notano il Giarolo, l’Ebro, il Carmo…). Una sterrata taglia sulla sinistra il versante della montagna e quando si raggiunge una sella; sulla destra, c’è la deviazione, non marcata, per la boscosa cima del Gavasa (a 911 m - circa 10 minuti). Dopo, si scende e sempre con il 208 si raggiunge la sella sud del Barilaro (760 m). Si ignora la pista a sinistra (è il ritorno) e quella a destra e si va dritti su un sentierino che in 5’ porta in vetta a 804 m, con bella vista sui colli del tortonese (2h30- 2h45m con tutte le soste e deviazioni). Fin qui, praticamente, nessun problema; poi un paio di giorni prima della gita, riguardando la cartina mi sono reso conto che si poteva fare un “ferro di cavallo”, ho chiesto lumi… e quindi mi sono convinto a farlo con il nostro gruppo, nonostante la mancanza della visita di verifica …
Dopo la pausa pranzo, si prende la traccia segnata con il numero 200, dove bisogna prestare attenzione…
Infatti, ci sono diversi problemi sul n. 200, nel tratto sella sud Barilaro - Molo… Ci sono troppe deviazioni e diramazioni e i bivi non sempre sono segnalati puntualmente; dopo che si cambia, decisamente, direzione di marcia, si continua brevemente sullo sterrato, poi a un certo punto si arriva ad un bivio, per nulla evidente e mal segnato. A destra un sentierino, quasi chiuso dalla vegetazione, scende; il segnavia e' su un albero, dopo alcuni metri, non visibile dalla ampia carrareccia. Qui, abbiamo sbagliato seguendo la via più marcata, facendo delle risalite e alla fine quando mi sono visto di fronte, tra gli alberi, il contorno del Barilaro e il Gavasa (eravamo quasi sotto) ho definitivamente capito che avevamo preso un granchio... siamo tornati indietro e, con un po' di fatica, abbiamo trovato la deviazione giusta. All'inizio, il sentiero è appena accennato, molto “sporco” e si fatica, ma almeno in questo tratto, c'è qualche segnale in più. Anche in seguito, ai vari bivi, abbiamo però avuto qualche dubbio (forse è contrassegnato più per chi sale e non per quelli che scendono)... Per questo tratto, alla fine, abbiamo impiegato 2h, ma senza l’errore e, senza tutti i dubbi per i vari incroci, secondo me, si fa in un’ora o poco più. Che dire di quello che è successo…
Oltretutto la cosa appare ben strana! Perché il n. 200 farebbe parte di un nuovo ambizioso progetto del Cai di Novi, per un lunghissimo tracciato di circa 100 km, che percorre tutta la Val Borbera, e che quindi ci si immaginerebbe ben curato… quindi, la verità che si incontra sul territorio lascia perplessi…
Va bene, poco male…
Tornando al giro, è molto caratteristica e carina la frazione Case Castello (ora segnale 207). Si percorre questa ultima indicazione con una unica difficoltà nei ‘calanchi’ (inoltre, anche qui, i segnali forse sono posti a favore di chi sale e quindi qualche leggerissimo problema per chi scende, senza averlo percorso all'andata). Fino a Persi ci vuole circa 1h (in tutto, per il ‘ferro di cavallo’ completo, sono circa 600 i metri di dislivello, ma noi ne abbiamo fatti di più per l’errore…). Dall’abitato, con la macchina che avevamo lasciato al mattino, abbiamo fatto i circa 3,5 km di asfalto per ritornare a prendere gli altri veicoli.
Comunque, tutto sommato, è un bel giro, un po' faticoso per il caldo, personalmente lo consiglio per il mese di ottobre... Da ultimo, segnalo che non abbiamo incontrato nessuna sorgente…
Molte indicazioni in rete (tra cui il sito del Cai di Novi e quello della provincia di Alessandria), mentre per i libri si puo’ consultare “la catena dell’Antola” (pp. 108-110) di A. Parodi.