Mandaz, da Fournier
Introduzione
Mandaz è un susseguirsi di innumerevoli gruppi di case, alcune ancora in buono stato; c'è una scuola datata 1888, diverse fontane e, in alto grandi pascoli, baite ormai abbandonate e alcuni laghetti; è un viaggio nel passato, un passato duro, perché se c'era la scuola, significa che qui si viveva tutto l'anno.
Descrizione
Appena lasciata l'auto, la mulattiera passa in mezzo alle prime case. Le abitazioni erano molto belle, alcune a più piani, con pregevoli particolari di architettura rurale; incontriamo dei rascards con i classici funghi in pietra a sostenere la costruzione isolandola dalle incursioni dei roditori, una bella fonte, una chiesina, la scuola, il forno del pane, begli archi in pietra sulle porte, un'altra fonte, pietre infisse nei muretti di sostegno per agevolare la salita di chi coltivava. La mulattiera è ampia, e da un certo punto in poi è affiancata da una monorotaia al servizio degli alpeggi. Si continua a salire fino ai ruderi dell'oratorio di la Frete, passando tra grossi pietroni levigati dai secoli, tra i quali in primavera si accendono bellissimi gigli rossi, si arriva ad una cappellina, a Boset Desot (c'è una data, 1737) e poi a Boset Damon, che probabilmente sono stati gli insediamenti più antichi. Siamo a 1567 metri raggiunti in circa un'ora; il tempo dipende dalle soste lungo il percorso, e le cose da guardare sono tante. Sui prati fioriti pascola una bella mandria; il sentiero arriva ad un bivio, seguire la traccia a sinistra e guadare il torrente; ci hanno accompagnate per un po' alcune caprette. Si sale ora tra folta vegetazione aggirando a sinistra il Bec Chaty, e si passa davanti ad un grosso caseggiato abbandonato, fino ad arrivare ad una conchetta dove tra i larici occhieggia il Lac Sec, quasi completamente interrato; il sentiero a tratti non è molto evidente, qualche bollo giallo aiuta a districarsi nella vegetazione; arrivati ad un bivio, tenere la sinistra, e salire ancora tra grossi cespugli di rododendri fino ad avvicinarsi al torrente a monte del quale c'è la diga artificiale del Lac Noir: quando siamo arrivate al lago il cielo era abbastanza coperto, ed il lago più scuro che mai (2h30'). Dal lago tornare sui propri passi fino al bivio incontrato prima e risalire a sinistra al colletto soprastante. L'indicazione Lago Champas è su di una pietra, per terra, qualche metro oltre il bivio. Il lago Champas è il più carino tra tutti, circondato da dolci prati e larici. Il sentiero si perde, ma abbiamo verificato che ci sono due possibilità: si puo' aggirare il laghetto a sinistra, fino all'immissario, attraversarlo e salire lungo il prato alla sella soprastante, direzione ovest, fino ad arrivare all'alpe Chanton, ormai abbandonata, oppure raggingerla aggirando il lago e il piccolo promontorio di fronte a noi sul lato destro, cercando gli scarsi bolli gialli. Dalla sella il percorso è visibile: si attraversa con leggeri saliscendi fin sotto le alpi della Manda, mimetizzate tra le rocce in alto a sinistra; qui parte il sentiero che conduce ai soprastanti laghi Chenessy e Cornuto. A questo punto ci sono due percorsi: seguire le evidenti tubazioni dell'acqua in quota fino ad arrivare all'alpe Croset Damon e di qui scendere all'alpe Boset Damon riacchiappando la mulattiera salita al mattino, oppure cercare gli scarni segni che segnalano il sentierino che scende all'alpe Chanton, e di qui attraversare, su tracce, prima per pascoli e poi in un piccolo bosco di larici fino a raggiungere l'alpe Boset Damon e la mulattiera, che si ripercorre fino all'auto.