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Il Viale, dal parcheggio della Val Bondasca

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Ultimo rilievo: 07/11/2008
Difficoltà
T3
Lunghezza
14.11 Km
Quota di partenza
833 m
Altezza di arrivo
2235 m
Dislivello positivo
1577 m
Dislivello negativo
1577 m
Tempo di andata
04h00'
Tempo di ritorno
04h00'
Periodo consigliato
Esposizione
E W S N NW NE SE SW NNE ENE ESE SSE SSW WSW WNW NNW

Accesso

Da Milano a Chiavenna lungo la SS36; al crocicchio principale si imbocca Viale Maloggia (SS37) e si prosegue fino al confine di Stato. Passati in Svizzera, in 3km si raggiunge il villaggio di Bondo e seguendo le indicazioni si arriva al parcheggio della Val Bondasca: pagando un pedaggio (13 CHF 0,9 Euro in monete al distributore automatico di biglietti) si può proseguire - molto consigliabile - fino a Q 1300 m circa. Questo tratto a piedi costerebbe 1h30' di tempo sia all'andata che al ritorno.

Introduzione

Escursione famosissima, irrinunciabile per la conoscenza della regione: basti dire che si transita a semicerchio sotto le pareti nord del Pizzo Badile e del Pizzo Cengalo su un tracciato impegnativo in ambiente molto severo ed affaticante. Da non trascurare anche la visione del gruppo delle Sciore al tramonto. Annotazioni tecniche: il tratto detto "il Viale" - traccia di sentiero su cengia piuttosto angusta e molto esposta - diventa impraticabile con ghiaccio o neve; qualche modesta attrezzatura aiuta in un tratto di arrampicata di medio impegno; il percorso è certamente più facile in senso opposto a quello descritto.

Descrizione

Dal termine della strada si prosegue sulla pista diventata mulattiera e in una decina di minuti si giunge al bivio dell'Alpe Larèt 1368m; si scende a destra (da sinistra si effettuerà il ritorno) fino ad attraversare il torrente Bondasca su un bel ponte in legno. Da qui inizia una salita ripidissima - sempre su sentiero ben tracciato - che non lascia tregua fino al rifugio; si risale una parete rocciosa apparentemente inaccessibile sfruttando cenge (naturali o artificiali), canaloni e sottilissime creste poste a culmine di questi ultimi. Sono pochi i passi da fare al di fuori da gradinate rocciose e da strutture di legni incastrati quasi a spirale. Superata la parete a picco fra radi e secolari larici, si sbuca nella radura dell'Alpe Sass Furà 1904m con l'omonimo rifugio. Già da qui appare la cima del Pizzo Badile 3305m, in forma di guglia fra le cime degli abeti. Alle spalle del rifugio, presso la nuovissima struttura del bivacco invernale, si cominciano a seguire i segni bianco/blu che conducono al Viale e successivamente alla Capanna Sciora. Le prime centinaia di metri sono in un bel bosco di larici e pini cembri, con fondo di mirtilli, rododendri e ginepri; la traccia è approfondita nel terreno morbido come trincea scavata dalle acque meteoriche. Improvvisamente, terminata la vegetazione, cominciamo a camminare sullo spigolo nord del Badile: certamente non sul celebre percorso alpinistico (19 lunghezze di IV/IV+), ma sulle sue propaggini settentrionali, lungo lastroni di granito al limite di tenuta degli scarponi. In questo tratto la segnalazione da prendere in considerazione è sempre quella a vernice: i numerosi e talora artistici ometti di sassi sono dedicati agli alpinisti che, ancora al buio, si dirigono allo spigolo. Spostandoci a sinistra sugli ultimi lastroni, si giunge allo stretto intaglio che permette di imboccare la stretta cengia del Viale. I primi metri sono in ripida discesa con esposizione massima: il sentierino è ghiaioso e bisogna prestare molta attenzione. Alternando tratti pianeggianti a discese sconnesse - talora sotto rocce aggettanti a tetto - si arriva all'unico tratto attrezzato: una paretina di circa 15 metri (III grado) assistita da una catena malamente assicurata a solidi fix. A questo punto il tratto tecnico è terminato e si comincia l'interminabile traversata dei valloni glaciali provenienti dalle pareti a monte: sono quattro i solchi da superare, separati da affilate morene da risalire e discendere ogni volta. La progressione è faticosa per l'assenza di una vera traccia: è necessario districarsi fra i grossi massi saltando dall'uno all'altro o arrampicarne i lati. Dopo un paio d'ore di questo ambiente, comincia a ricomparire qualche filo d'erba e - in breve - si arriva alla Capanna Sciora 2120m. Panorama giustamente celebre. Dal rifugio il sentiero, sempre piuttosto sconnesso, scende rapidamente fra sassi smossi e lastroni attrezzati con gradini artificiali; poi si raggiunge una fascia di mughi e si procede sulle loro radici lucidate dal passaggio: non è insolito usarle anche come appiglio nei punti più ripidi. A questo punto siamo arrivati alla spianata sospesa dell'alpe abbandonata di Naravedar 1843m; da qui riparte la discesa che - affiancata da una cascata incassata nel bosco - è un altro esempio delle scalinate con legni ad incastro. Al suo termine, con pendenza molto diminuita, comincia il trasferimento di fondovalle verso le due baite di Larèt, pochi metri a monte del bivio iniziale. Da qui, in pochi passi, al parcheggio. 

Ci siamo stati