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Becca dei Quattro Denti, da Valgrisenche

giancarloberetta

A cura di:

Ultimo rilievo: 05/07/2010
Difficoltà
T2
Lunghezza
11.00 Km
Quota di partenza
1675 m
Altezza di arrivo
2647 m
Dislivello positivo
1062 m
Tempo di andata
02h45'
Tempo di ritorno
01h45'
Periodo consigliato

Introduzione

La Becca dei Quattro Denti è l’ultima elevazione di una cresta che dalla Punta Feluma si dirama verso nord-ovest ed è caratterizzata dalla presenza di quattro “denti” rocciosi al colletto poco prima della vetta. La salita a questa cima si abbina anche alla salita del bivacco Testafochi che si trova qualche decina di metri sopra di essa sulla cresta. L’unica difficoltà tecnica è la breve ma esposta salita dal colletto alla cima in cui bisogna aiutarsi con le mani; per il resto bisogna prestare attenzione nelle parti basse del percorso dove la folta vegetazione a volte ricopre il sentiero, soprattutto in quello di discesa dove si trovano pochi ometti di pietra. L’escursione è ad anello e percorre due valloni: il primo, di salita, selvaggio e poco frequentato mentre il secondo, più ampio, con alcuni alpeggi e la poderale che li serve; in discesa, se non si riesce ad individuare la traccia a quota 2313 m si può tornare con il sentiero dell’alta via 2, che parte poco sopra, e raggiunge la seconda presa per l’acqua e da questa si ritorna per il tragitto di salita. Il panorama, chiuso verso ovest dai contrafforti della Punta Feluma, è invece eccezionale sulla catena montuosa che dalla bassa Valgrisenche si alza sino all’Ormelune avendo poi di fronte il massiccio del Rutor.

Descrizione

Dall’area pic-nic si imbocca la sterrata sulla destra che con qualche tornante si innalza sino alla baita di Joux (1735 m) la quale si passa sulla destra seguendo l’indicazione sul suo muro. Il sentiero si alza con buona pendenza nel fitto bosco passando accanto ad un rudere per poi dirigersi verso sud attraversando la folta vegetazione e passando accanto ad una presa per l’acqua (1916 m); in questo tratto si attraversano numerosi ruscelli ed il sentiero a volte è coperto dalla bassa vegetazione. Continuando la salita si arriva in spazi più aperti dove il bosco comincia a farsi più rado e si attraversa un canale erboso dove di solito scendono valanghe lasciando gli alberi abbattuti; arrivati al termine del canale si incrocia il sentiero dell’alta via 2 che arriva da sinistra e prosegue a destra verso un’altra presa d’acqua ed in questo punto si deve, ignorando questo sentiero, salire direttamente per una traccia che rimonta per intero un ampio canale erboso. Anche in questo tratto la traccia a volte sembra scomparire tra la bassa vegetazione ma, intuitivamente e con l’ausilio di qualche bollo giallo, si rimonta la larga distesa percorrendola a zig-zag; il sentiero si trasforma ora in una larga traccia, forse una vecchia mulattiera, e spostandosi sulla destra arriva a lambire la dorsale rocciosa che scende proprio dalla vetta meta dell’escursione. Ora il sentiero continua con ampi tornanti che ad inizio stagione, in presenza di qualche nevaio, si possono tagliare puntando sempre dove il vallone si stringe nella sua parte alta per poi spostarsi sulla destra e risalendo gli untimi tratti pietrosi si arriva al colletto dove si trovano quattro “denti” di roccia e dove è situato anche un vecchio rudere (2634 m). Si prosegue di fianco al rudere sulla destra e si arriva dove si ci sono delle rocce gradinate che adducono ad una crestina la quale si percorre arrivando in breve alla piccola vetta dove si trova un ometto di pietre; qualche decina di metri sotto la vetta si trova una croce che da un promontorio erboso domina l’abitato di Valgrisenche. Ritornati al rudere si continua sulla elementare cresta per un sentiero che la percorre quasi sul filo ed in breve si arriva al bivacco Testafochi (2700 m) che domina l’alta Valgrisenche essendo situato su un panoramico spartiacque che scende da un’anticima della Punta Feluma e dove si trova una targa commemorativa del passaggio di Giovanni Paolo II ed un altorilievo con l’effige della Madonna. Per il ritorno si raggiunge di nuovo il rudere sotto la punta e si scende alla sua sinistra seguendo l’evidente sentiero che perde rapidamente quota verso il vallone sottostante sino ad incrociare (2398 m) la poderale che lo percorre; si continua sino al sottostante alpeggio di Catin (2332 m) sotto al quale, sempre sulla strada, si trova un rudere poco più avanti del quale si stacca in corrispondenza di un ruscello sulla destra una traccia (2313 m) poco visibile ma segnalata da un basso ometto di pietre. Ci si indirizza verso un’evidente roccia sormontata da un muretto diroccato e si continua sempre verso destra scendendo per uno stretto canale pieno di rododendri: in questo tratto bisogna prestare molta attenzione alla direzione della traccia che tende a scomparire tra la folta vegetazione aiutati da qualche raro ometto di pietre. Nella discesa, dopo aver superato un paio di ruscelletti, si arriva all’unico vecchio bollo giallo (2137 m) recante uno sbiadito numero 18 dopo il quale la traccia scende più decisamente con stretti tornanti ed arriva ad incrociare (2054 m) il sentiero proveniente dal capoluogo. Lo si percorre sino a sfiorare la strada asfaltata e si continua sino al prossimo incrocio con la strada che si percorre solo per pochi metri e si riprende il sentiero che entra di nuovo nel bosco ed in breve arriva nei pressi dell’area sportiva. Si raggiunge ora in breve il capoluogo e si svolta a destra sul ponte che conduce all’area pic-nic, punto di partenza dell’escursione. Galleria fotografica

Galleria fotografica

© 2021 - Giancarlo Beretta
© 2010 - Giancarlo Beretta
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