Gabriele Boccalatte è stato un protagonista dell’alpinismo italiano tra le due guerre, ricordato per il suo stile elegante e innovativo sia nell’arrampicata sia nella visione dell’alpinismo. Nato a Orio Canavese nel 1907, Boccalatte si dedicò con passione alla montagna, distinguendosi per la raffinata tecnica e la capacità di tracciarne nuovi percorsi, soprattutto nel massiccio del Monte Bianco, suo terreno prediletto. Diplomato al Conservatorio di Torino come pianista, riuscì a coniugare la sensibilità artistica con un alpinismo orientato alla bellezza e all’armonia del gesto, lontano dalla pura competizione o dai fini esplorativi.
Imprese e Innovazioni
Tra il 1930 e il 1938, Boccalatte tracciò itinerari pionieristici come quello sulla parete est dell’Aiguille de la Brenva, sulla ovest dell’Aiguille Noire de Peutérey e sul pilone nord-est del Mont Blanc du Tacul, che porta il suo nome. Questi percorsi riflettono il suo approccio estetico, dove la ricerca della bellezza della linea prevaleva su qualsiasi altro obiettivo. Con il supporto di compagni illustri come Giusto Gervasutti, Renato Chabod e Ettore Castiglioni, e spesso con la moglie Ninì Pietrasanta, anch’essa alpinista di talento, Boccalatte ha scritto pagine memorabili della storia dell’arrampicata.
Tra i suoi capolavori si annovera la parete ovest della Punta Bich all’Aiguille Noire de Peutérey, realizzata nel 1935 con Ninì Pietrasanta e considerata una delle vie più difficili e iconiche dell’epoca. La sua attività si estendeva anche alle Dolomiti e alle Alpi piemontesi, dove le sue vie esprimevano lo stesso equilibrio tra tecnica e sensibilità estetica.
Legame con Ninì Pietrasanta
Il sodalizio con Ninì Pietrasanta non fu solo sentimentale ma anche alpinistico: insieme tracciarono vie che rappresentavano l’avanguardia dell’epoca, come la traversata delle Aiguilles du Diable o la prima salita del Pic Adolphe. Ninì, una delle prime donne a praticare l’alpinismo ad alto livello, condivise con Boccalatte molte delle sue imprese più significative, lasciando una traccia indelebile nella storia di questa disciplina. Il loro rapporto riflette un’idea di alpinismo vissuto in condivisione, unendo le qualità umane e tecniche di entrambi.
La Tragedia e l’Eredità
Il 24 agosto 1938, Boccalatte trovò la morte durante un tentativo sulla parete sud dell’Aiguille de Triolet, travolto da una scarica di sassi insieme al compagno Mario Piolti. La sua scomparsa segnò la fine di un’epoca di alpinismo eroico e romantico. In suo onore, il rifugio Boccalatte-Piolti, situato sulle Grandes Jorasses, ne perpetua la memoria, rappresentando un punto di riferimento per gli alpinisti che affrontano la parete ovest del massiccio del Monte Bianco.
Bibliografia e Riconoscimenti
Gabriele Boccalatte non ha lasciato opere scritte, ma la sua figura è stata raccontata da Ninì Pietrasanta nel libro "Piccole e grandi ore alpine", pubblicato postumo nel 1939. Questo diario, ricco di dettagli sulle sue ascensioni e sulla filosofia alpinistica condivisa, offre un prezioso ritratto dell’uomo e dell’alpinista. La figura di Boccalatte è citata in numerosi testi storici, tra cui "Cento anni di alpinismo italiano" di Massimo Mila, che sottolinea l’unicità del suo approccio artistico alla montagna.
Cronologia delle Principali Ascensioni
- 1928, 25 luglio: Prima salita al Torrione Nord-Ovest dell’Aiguillette du Tacul con Guglielmo Parmeggiani.
- 1929, 17 agosto: Prima salita del Petit Capucin per la parete sud (via normale o Boccalatte) con Renato Chabod.
- 1930, 31 agosto: Prima salita del canalone Est-Nordest (Couloir du Diable) al Mont Blanc du Tacul.
- 1935, 1 agosto: Prima salita della parete ovest e della cresta sud della Punta Bich, Aiguille Noire de Peutérey.
- 1936, 28 agosto: Apertura della via sul pilone nord-est del Mont Blanc du Tacul, che oggi porta il suo nome.
- 1937, estate: Prima salita della parete nord del Monte Greuvetta con Ettore Castiglioni.
- 1938, 17 agosto: Apertura della via Gervasutti-Boccalatte sul Pilastro Sud-Sudovest della Punta Gugliermina.
Riflessioni Finali
L’eredità di Gabriele Boccalatte risiede nella combinazione unica di tecnica, sensibilità e visione dell’alpinismo come arte. Ogni sua via rappresenta un’espressione di bellezza e rispetto per la montagna, rendendo la sua figura un punto di riferimento imprescindibile nella storia dell’arrampicata. Visitare il rifugio Boccalatte-Piolti e ripercorrere le sue vie significa entrare in contatto con lo spirito di un uomo che ha vissuto la montagna con una profondità unica.