Ardito Desio

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Ritratto di maurizio
maurizio

Con ogni probabilità quando i signori Desio il 18 Aprile del 1897 scelsero di imporre al loro figlio maschio il nome Ardito non immaginavano quanto questa scelta si sarebbe rivelata corretta e quasi profetica.

È lo stesso Ardito, scrivendo una lettera all'amico Giotto Dainelli, che indica a se stesso la strada da seguire: "Questa vita girovaga mezzo alpinistica e mezzo marinara esercita su di me un'attrazione grandissima. Mi pare che se per tutta la mia vita dovessi girare il mondo studiando e lavorando anche a costo delle più gravi privazioni e dei più aspri sacrifici sarei l'uomo felice. Ho grande fede nell'avvenire e nelle mie forze e l'entusiasmo per i nostri studi certo non mi manca: vivere non est necesse, navigare est necesse! -Simi, 4 XII 1922"
Ardito Desio nasce il 18 Aprile 1897 a Palmanova, in provincia di Udine, e già da bambino dimostra la sua indole con un'avventurosa scalata dei bastioni delle mura della celebre cittadella fortificata. Poco più tardi, negli anni dell'adolescenza, lo troviamo impegnato a manifestare la sua passione per la montagna, che si traduce nella scalata di quasi tutte le cime delle Alpi Orientali. Il giovane Ardito vive già due sentimenti contrastanti: lo spirito di avventura e di trasgressione, che si confronta con l'amore per la disciplina ed il rispetto per l'autorità. Proprio questa sorta di conflitto interiore lo spinge a scappare di casa nel 1915, appena diciottenne, per arruolarsi come volontario ciclista, in quel primo anno di combattimenti sul fronte orientale. Dopo un breve ritorno alla vita civile, che gli consente di conseguire la maturità liceale, Desio entra nel corpo degli Alpini come ufficiale di complemento e in questa veste prende parte a numerose azioni, fino a quando viene fatto prigioniero nel novembre del 1917. Un anno di reclusione dapprima nel campo di Wegscheid, presso Linz, e poi a Plan, in Boemia (periodo che gli ha permesso di imparare il tedesco leggendo libri di geologia) e poi torna agli studi, iscrivendosi alla Facoltà di Scienze di Firenze. Qui incontra tra gli altri Italo Balbo, futuro governatore della Libia e si laurea a pieni voti il 27 Luglio 1920. L'anno successivo inizia la sua collaborazione con l'Istituto di Geologia di Firenze.
Nel settembre del 1922 il direttore dell'Istituto di Geologia, Carlo De Stefani, lo invita a visitare le isole del Dodecaneso: intraprende così lo studio delle isole dell'Egeo, compiuto nei cinque mesi della spedizione del '22 ed in quella di due anni successiva.
Al suo ritorno, nel 1925, Desio si trasferisce a Milano dove, oltre a svolgere il compito di assistente alla cattedra di Geologia al Regio Politecnico, opera come conservatore nella sezione geologica del Museo Civico di Storia Naturale di Milano. In questo periodo riceve dal Comitato Glaciologico Italiano il compito di svolgere una serie di ricerche sui ghiacciai dell'Ortles Cevedale, che si riveleranno una preziosa fonte di informazioni nonché l'oggetto di studi che si protrarranno fino ad oltre gli anni '60.
Il primo viaggio in Africa Desio lo svolge nel settembre del 1926, per conto della Società Geografica Italiana, con lo scopo di compiere studi geografici e geologici.
Nel 1929 il comune di Milano finanzia una spedizione nel Karakorum, promossa dalla Società Geografica Italiana e dalla sezione di Milano del Club Alpino, al fine di tentare la scalata del K2, dopo il tentativo compiuto nel 1909 da un'altra spedizione italiana, guidata da Luigi Amedeo di Savoia, Duca degli Abruzzi. Nel contempo la missione, formata da dodici membri tra cui Ardito Desio, Evaristo Croux, una famosa guida di Courmayeur, Lodovico di Caporiacco, zoologo, ed il finanziere Vittorio Ponti, esperto alpinista, effettua una serie di rilievi scientifici. Il programma viene però decisamente ridimensionato dalle polemiche seguite al drammatico epilogo della spedizione di Umberto Nobile al Polo Nord con il dirigibile Italia: viene infatti totalmente eliminata la meta alpinistica, la spedizione assume in primo luogo aspetti scientifici e il K2 entra decisamente nei sogni di Ardito Desio. Questi, con la collaborazione di Vittorio Ponti, che si presta a fare il contapassi (e si tratta di contare fino a 40.000/50.000 passi al giorno, per otto ore e più!) esegue il rilievo topografico speditivo del territorio e, rendendosi indipendente dal resto del gruppo, esplora numerose valli del Karakorum e percorre ghiacciai e valichi fino allora sconosciuti, come la famosa Sella Conway.
Dopo una nuova spedizione effettuata in Africa, nel Sahara libico, nell'estate del 1931, l'ormai trentacinquenne Ardito affronta un periodo di cambiamenti nella sua vita: vince infatti il concorso per la cattedra di geologia dell'Università di Milano, mentre nel gennaio del 1932 vengono celebrate le nozze con Aurelia Bevilacqua. Ma i nuovi impegni accademici e familiari non sono sufficienti a frenare la sua sete di conoscenza, che già nel 1932 si reca nuovamente nel Sahara libico, su invito della Società Geografica Italiana, nella prima delle sette missioni africane che si attuano tra il 1932 e il 1935, e poi ancora nel 1940, con lo scopo di acquisire una conoscenza tecnico-scientifica dei territori da poco conquistati all'Italia. I viaggi in Africa continuano anche dopo la fine del secondo conflitto mondiale, in collaborazione con alcune società petrolifere americane. È curioso notare come lo stesso Ardito conservi una bottiglia di petrolio grezzo estratto nel 1938 nel pozzo Mellata-Cini n.8, in Libia, mentre solo nel 1959, quando le ricerche sono ormai interdette agli italiani, a Zelten viene individuato il primo grande giacimento di petrolio libico.
Tra il 1937 e il 1938 Desio partecipa ad un viaggio nell'ovest dell'Etiopia, tra il Nilo Bianco e il Nilo Azzurro, come consulente in campo geologico per una società parastatale attiva nel campo minerario. La spedizione si rivela decisamente avventurosa, ed è caratterizzata da scontri a fuoco con gli "sciftà", gli uomini della resistenza etiopica: il contenitore delle carte geografiche che Ardito porta con sé ferma la pallottola a lui destinata e gli salva la vita.
La guerra interrompe i viaggi e le spedizioni di Desio, ma non ne ferma la vivace vita intellettuale, né pone fine ai suoi sogni, tra cui il più ambito: la scalata del K2, che si concretizza solo nel 1954, dopo 25 anni dalla prima spedizione.
La nuova avventura incomincia nel 1953, quando Ardito Desio e l'alpinista Riccardo Cassin compiono un viaggio preliminare in India e Pakistan, con il contributo del CONI e del Club Alpino Italiano, per allestire la spedizione vera e propria l'anno successivo. Il programma prevede due obiettivi: quello di completare le ricerche scientifiche iniziate nel 1929 e quello prettamente alpinistico della conquista del K2.
La spedizione viene preparata con il massimo impegno, le selezioni degli alpinisti sono particolarmente impegnative, così come la sperimentazione e talvolta la creazione delle attrezzature necessarie; si tengono anche due campi invernali, sul Monte Rosa e sotto il Piccolo Cervino, per migliorare l'allenamento e per testare le attrezzature.
La spedizione parte ai primi di maggio del 1954, ed è formata da due squadre: una di sei scienziati e l'altra di undici alpinisti.

Gli scienziati sono:

  • Ardito Desio (57 anni);
  • Paolo Graziosi (47 anni), etnografo;
  • Francesco Lombardi (36 anni), geodeta e topografo dell'istituto Geografico Militare;
  • Antonio Marussi (46 anni), geofisico;
  • Guido Pagani (37 anni), medico;
  • Bruno Zanettin (31 anni), petrografo.

Gli alpinisti sono:

  • Erich Abram (32 anni), di Bolzano;
  • Ugo Angelino (31 anni), di Biella;
  • Walter Bonatti (24 anni) di Monza;
  • [[Achille Compagnoni]] (40 anni), di Breuil-Cervinia;
  • Mario Fantin (33 anni), di Bologna, fotografo e addetto alle riprese cinematografiche;
  • Cirillo Floreanini (30 anni), di Cave del Predil;
  • Pino Gallotti (36 anni), di Milano;
  • Lino Lacedelli (29 anni), di Cortina d'Ampezzo;
  • Mario Puchoz (36 anni), di Courmayeur;
  • Ubaldo Rey (31 anni), di Courmayeur;
  • Gino Soldà (47 anni), di Recoaro;
  • Sergio Viotto (25 anni), di Courmayeur.

Ai partecipanti italiani alla spedizione si aggiungono poi alcuni membri pakistani, che partecipano per conto del proprio governo: si tratta del colonnello medico Ata Ullah, di tre ufficiali e di un aiuto topografo. Infine non si possono dimenticare i portatori, che oscillano tra i 500-700, più quelli specializzati in alta quota, appartenenti all'etnia Hunza.
La carovana si riunisce il 31 di maggio al campo base ai piedi del K2. Durante il mese di giugno vengono attrezzati i campi lungo il versante del K2, in base al ferreo programma stabilito da Desio. Solo il triste episodio della morte per polmonite di Mario Puchoz, che malgrado le cure spirò il 21 di giugno, interrompe momentaneamente il fervere dell'attività: dopo i momenti di sconforto per questa tragica vicenda, i lavori di attrezzatura della parete con corde fisse e di installazione dei campi a quote sempre più alte riprendono alacremente. Nonostante le condizioni meteorologiche non ottimali vengono attrezzati, lungo il versante della montagna, nove campi.
Il 31 luglio 1954 Compagnoni e Lacedelli, raggiungono la vetta del K2, coronando con questo successo l'intenso lavoro di squadra dei mesi precedenti.
La pattuglia di alpinisti rientra in Italia poco dopo, mentre Ardito Desio prolunga i suo soggiorno nel Karakorum per portare a termine le esplorazioni e le ricerche scientifiche, e il 9 ottobre rientra a Milano, dove può finalmente godere della sua parte di onori.
Negli anni che seguono all'impresa del K2, gli impegni scientifici continuano a portarlo in giro per il mondo: in Afganistan nel 1961, di nuovo nel Karakorum nel 1962, nel continente antartico nello stesso anno, in Birmania nel 1966, nel Tibet nel 1980. Nel contempo la sua attività accademica e scientifica non conosce soste: infatti dà vita, nel 1963, all'Ordine Nazionale dei Geologi Italiani, di cui è il primo presidente, dopo aver promosso la creazione di un corso di laurea in Scienze Geologiche e aver fondato l'Associazione Nazionale dei Geologi Italiani (ANGI).
Nel 1987, ormai novantenne, pubblica un libro autobiografico dal titolo "Sulle vie della sete, dei ghiacci e dell'oro: avventure straordinarie di un geologo", che si affianca alle numerose pubblicazioni di carattere scientifico già edite a suo nome. Ma in Ardito Desio lo spirito avventuroso non si placa facilmente: quando, nello stesso 1987 George Wallerstein dell'Università di Washinghton annuncia che, secondo misurazioni da lui effettuate con nuove e sofisticate apparecchiature, il K2, e non l'Everest, è la montagna più alta del mondo, egli non si trattiene dall'ideare e promuovere una nuova e grande iniziativa.
Nasce così il progetto EV K2 CNR, cioè una nuova spedizione in Asia per verificare l'effettiva altezza delle due montagne, organizzata insieme ad Agostino Da Polenza, l'alpinista che nel 1983 aveva scalato il versante nord del K2.
L'impresa è realizzata grazie alla sponsorizzazione del CNR; le misurazioni vengono effettuate con il sistema GPS (Global Positioning System), all'epoca ancora strumento di avanguardia, messo a disposizione da un gruppo privato. La montagna più alta rimane l'Everest, la cui altezza è determinata in 8872 m in luogo degli 8848 tradizionalmente stimati, mentre il K2 viene elevato a 8616 m, cinque in più di quelli della quota conosciuta fino allora.
I risultati della spedizione sono ampiamente pubblicizzati, ma questo fatto non implica la fine del progetto EV K2 CNR, che prosegue, per iniziativa dello stesso Desio, con la realizzazione del laboratorio Piramide, costruito nel 1989 a circa 5050 m. di quota, ai piedi dell'Everest, con lo scopo di consentire ricerche multidisciplinari ad alta quota.
Attualmente Ardito Desio vive a Roma e può vantare, oltre a tutte le esperienze che ha compiuto nella sua intensa vita, tutta una serie di riconoscimenti: è stato infatti insignito della Medaglia d'oro della Società Geografica Italiana, è membro dell'Accademia dei Lincei, Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Repubblica Italiana, socio onorario di società italiane e straniere. Il 20 Maggio del 1999 è stata scalata dagli alpinisti americani John M. Climaco e Chris Breenere una cima himalayana inviolata, che è stata chiamata, in suo onore, "monte Desio".
Ardito Desio, deceduto il 13 dicembre 2001 all'età di 104 anni, ha vissuto una vita intensa, riuscendo a realizzare le sue più profonde aspirazioni: dopo aver visto tre secoli, conclude il suo libro autobiografico scrivendo: "La Scienza, ha scritto un grande filosofo, è ricca di dubbi, di interrogativi, ma provvida di doni. Io ho beneficiato largamente di tale esperienza".
E soprattutto, lo incomincia con una dedica ai figli che può essere significativa per tutti noi: "Ai miei figli Gianluca e Mariela perché si ricordino che con la laboriosità e la tenacia si possono vincere le più difficili scalate in montagna e le più ardue battaglie della vita".

si ringrazia la famiglia Desio per il materiale fotografico concessoci (http://www.arditodesio.it)

 

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