Rocca Tovo

Ritratto di marcoandreis
marcoandreis
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Quota di partenza: 
1 761 m
Quota di arrivo: 
2 299 m
Dislivello: 
538 m
Tempo di salita o complessivo*: 
2h00'
Tempo di discesa: 
1h00'

Introduzione

Itinerario facile; salita poco interessante per la prima mezz'ora, poi piacevole conca con alpeggio e buona veduta sulla costiera che divide la Val d'Ala da quella di Viù; panorama decisamente notevole dalla cima. La Rocca Tovo, sorge imponente sulla destra orografica della parte bassa del bacino del Pian della Mussa e si presenta, verso il piano stesso, come una parete di roccia scomposta pressoché verticale; la sua mole, un poco sbilanciata in avanti, si nota molto bene, guardando verso sinistra, mente si percorrono gli stretti tornanti della strada che da Balme (il paese natale della celebre guida alpina Castagneri-Touni Antonio, detto "Toni dij Touni", deceduto durante un'ascensione sul Monte Bianco accompagnando il cliente Conte Umberto Scarampi di Villanova nel 1890) sale al Pian della Mussa. Arrivati al piano, passato il ponte sulla Stura, si attraversa la prima parte del medesimo lasciando sulla sinistra lo sperone roccioso di quota 1832, con la caratteristica costruzione dello storico Hotel Broggi (oggi casa parrocchiale per vacanze), e sulla destra il lariceto con i fabbricati dell'acquedotto della Città di Torino (un tempo pascolo della Mussa dìj Toùni), fino ad arrivare nei pressi di un grosso gruppo di baite chiamate Grange della Mussa. (Per i buongustai, nella stagione estiva, è aperto l'antico Ristorante Bricco, che merita una sosta).

Descrizione

Lasciata l'automobile nel parcheggio (a pagamento nei mesi di luglio ed agosto) si attraversa un ponte in legno e si punta in direzione di alcune case poste proprio a ridosso dell'inquietante mole della Rocca Nera e segnate sulle carte come Villa Sigismondi; qui è possibile rifornirsi di acqua da una fresca sorgente che sgorga proprio vicino al muro di cinta dell'ultima casa. Dalla sorgente il sentiero piega a sinistra verso una valletta nascosta (che mostra una bellissima fioritura in primavera), quindi inizia a salire verso destra, decisamente ripido e stretto in mezzo ad una vegetazione arbustiva piuttosto rigogliosa. Dopo pochi metri è evidente un bivio: il sentiero di destra sale in direzione della Rocca Nera per poi piegare dopo poco ad est e portarsi anch'esso verso la Rocca Tovo (ma con un percorso più lungo), mentre il sentiero di sinistra sale, con strette e ripide risvolte direttamente verso la Rocca; può presentarsi, per brevissimi tratti, scivoloso per la presenza di infiltrazioni d'acqua e di affioramenti di rocce serpentinose (notoriamente infide se bagnate). Dopo circa mezz'ora la pendenza si attenua notevolmente e la vegetazione arbustiva scompare per lasciare spazio ai pascoli dell'Alpe Saulera; prima di giungere nella conca dell'alpeggio, il sentiero tocca una caratteristica zona umida costituita da una distesa di muschio frammisto ad acqua che assume variegate e lucenti sfumature di verde quando viene investito dai raggi del sole; in questo punto è ancora possibile fare rifornimento di acqua che, oltre, non si troverà più. Dalla zona umida si sale ancora un po' fino ad attraversare la parte bassa della conca dell'Alpe Saulera i cui fabbricati si vedono sulla destra, in direzione sud, alla base della Valle omonima che termina in alto con il Passo delle Mangioire; anziché raggiungere l'alpeggio, si segue la traccia di sentiero che piega verso sinistra, ad est, e sale verso l'erboso Colletto del Tovo, a questo punto molto evidente tra la Rocca omonima ed una grossa pietraia. Durante tutta la salita si ha di fronte la mole rocciosa della Rocca Tovo. Il tratto di sentiero che dalla conca dell'Alpe Saulera sale al Colletto del Tovo, torna ad aumentare di pendenza e, in certi tratti, è poco evidente e, benché segnato con tacche ravvicinate di vernice rossa o piccoli ometti di pietra, potrebbe creare qualche difficoltà, ad escursionisti poco esperti, in caso di nebbia, anche se il pendio non presenta rischi di sorta e potrebbe essere risalito anche se si smarrisse la traccia di sentiero. Giunti al colletto, il sentiero, che dovrebbe proseguire in discesa verso Balme, in realtà non è più visibile, ma a questo punto la meta è veramente a portata di mano: sulla sinistra un ripido pendio di erba e rocce affioranti, consente in una manciata di minuti di raggiungere la cima dove è posta un'esile croce in ferro. Qui bisogna prestare un minimo di attenzione, soprattutto in caso di nebbia o nuvole basse, perché, il pendio di erba e rocce affioranti termina molto bruscamente con uno strapiombo ed un "salto" sul Pian della Mussa di qualche centinaio di metri! Dalla cima, a parte la veduta aerea sulla parte est del Pian della Mussa sottostante, il panorama è di quelli che vale la pena di godere. Verso sud si vedono bene la vicinissima Punta delle Serene, il Monte Bessanetto, le Punte Lucellina e Loson (divise dallo stretto intaglio del Passo delle Mangioire) e la Punta Servin; ad est lo sguardo spazia fino alla basse Val d'Ala dove si intravede la caratteristica rupe sovrastata dal Santuario di Santa Cristina; a nord la mole dell'Uja di Mondrone (il "Cervino delle Valli di Lanzo") appare vicinissima e digrada verso ovest, nella cresta rocciosa degli Speroni di Sea e della Punta Rossa di Sea fino all'intaglio , a 2780m, del Ghicet di Sea dal quale si elevano, sempre verso ovest i 3262m dell'Albaron di Sea e, più in alto di tutto, i 3676m dell'Uja di Ciamarella che sovrastano le caratteristiche rocce rosse delle Lance; ad ovest della Ciamarella, si vedono i 3475m del Collerin con l'ampio anfiteatro del Pian Gias, l'inconfondibile mole dei 3600m dell'Uja di Bessanese, fino alle Punte Maria e d'Arnas. Per chi fosse appassionato di minerali, la zona della Rocca Tovo, offre interessanti spunti di ricerca essendo, come praticamente tutta la Val d'Ala, costituita da rocce serpentinose e da rodingiti, che spesso includono discreti granati di un bel rosso chiaro, ma soprattutto si possono rinvenire cristallizzazioni di diospido lamellare e cilindroide di colore bianco verdastro traslucido, che, dal nome della località, è stato chiamato dai mineralogisti, "Mussite". La discesa può ovviamente avvenire seguendo l'itinerario della salita oppure, raggiunti i fabbricati dell'Alpe Saulera, proseguendo per un tratto pressoché pianeggiante in direzione ovest e poi scendendo, lungo un sentiero meno ripido, alle spalle della Rocca Nera per ricongiungersi con il sentiero dell'andata in corrispondenza del primo bivio citato, in prossimità della Villa Sigismondi. Qui, prima di riattraversare il piano verso il parcheggio, le rocce alla base della parete strapiombante della Rocca Nera, verso il piano, offrono ancora interessanti possibilità di ritrovamento di minerali: relativamente facile da rinvenire è la Mussite (purtroppo spesso rinvenibile solo in forma piuttosto massiva) ma soprattutto vale la pena di cercare una varietà di granato grossularia di un bellissimo colore giallo miele, su matrice di calce carbonata.