Monte Azzarini

Ritratto di Cai56
Cai56
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Quota di partenza: 
1 992 m
Quota di arrivo: 
2 431 m
Dislivello: 
800 m
Tempo di salita o complessivo*: 
2h15'
Tempo di discesa: 
2h45'

Introduzione

Piacevolissima passeggiata in cresta lungo il confine fra le province di Sondrio e Bergamo (Valtellina e Valbrembana); il percorso - da evitare in caso di nebbia - è intuitivo, ma sempre accompagnato almeno da qualche traccia. Per quanto riguarda la discesa, si procede a vista senza sentiero in un vallone normalmente estraneo al turismo. Naturalmente l'interesse paesaggistico è preponderante: ci si trova su di una cima isolata al centro delle Orobie e di fronte alle Alpi Retiche fra Valmasino e Bernina. Il percorso lungo la cresta è sempre da percorrere con attenzione: brevi tratti su comodo prato si alternano a pendii ripidissimi di erbe infide e a qualche breve passo di arrampicata in traverso sulle rocce affioranti. Un cenno alla toponomastica: tutta la zona - fra la Val Tartano e la Val Gerola - ha poche vette nominate ufficialmente con precisione e spesso la traduzione dal nome dialettale individua una cima sbagliata; nel nostro caso, il "Monte Azzarini" risulta sconosciuto ai locali, che lo individuano come "Munt Fiurèr".

Descrizione

Proprio dal Passo San Marco 1992m si sale su tracce rocciose la cresta orientale nei pressi di due tralicci (uno con cabina sopraelevata); con un breve saliscendi si raggiunge una elevazione innominata con una piccola piramide metallica commemorativa e subito si scende ad una depressione pianeggiante che precede la risalita al Piz de li Segadi 2173m, dominato da un'alta croce metallica. Un ripido sentierino sassoso scende serpeggiando a confluire per qualche centinaio di metri nel Sentiero 101 (GVO - Gran Via delle Orobie), molto frequentato in questo tratto; dove questo scende a destra in un canalino, si prosegue in salita sulla cresta sottile: sul filo o appoggiando a sud in attraversata su qualche roccetta, si raggiunge un ampio tratto erboso caratterizzato da quattro ometti di pietre (i " matoc' "). Qui la cresta si impenna e si deve procedere sul prato ripidissimo utilizzando come gradini grossi ciuffi di erba scivolosa: a tratti l'esposizione è notevole. Oltre una serie di roccette erbose si raggiunge l'anticima affacciata sulla testata della Valle di Albaredo: il sentiero, pianeggiante per qualche decina di metri (punto di inizio della discesa) risale - ripido ma più comodo - il prato terminale fino alla comoda cima del Monte Azzarini 2431m ( piccola croce metallica).
Tornati in pochi minuti al punto indicato, si scende con attenzione un canalino erboso fino a raggiungere il circo terminale della Valle d'Orta: il percorso di discesa si svolge su terreno aperto, attualmente privo di sentieri e segnalazioni. Come primo obbiettivo, si scende a due visibili abbeveratoi di lamiera; quindi si individua il traliccio più basso di una teleferica di servizio in disuso, e lo si raggiunge su terreno a tratti paludoso. Il traliccio si trova nei pressi di una confluenza a centro valle di alcuni ruscelli, proprio dove inizia una traccia di passaggio diretta a nord: si seguono le tracce fino ad un prato sulla verticale della Casera di Orta Soliva e si scende nell'erba per la linea di massima pendenza. Quando diventa inevitabile volgere a sinistra per attraversare il ruscello, si incontra un sentiero che percorre una briglia in muratura e scende in breve ad un tornante della provinciale 1810m. Si prosegue fino alla Casera di Orta Soliva 1724m e si scende a guadare il torrente per portarsi alla Casera di Orta Vaga 1694m, nei cui pressi si notano i tornanti lastricati della Strada Priula (antica via commerciale fra Valtellina e Repubblica di Venezia). Si risale la splendida mulattiera che, dapprima nel rado bosco e poi fra i pascoli, percorre una valletta isolata confluente in ultimo con il tracciato della provinciale "Transorobica" proprio al Passo San Marco.

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