Mont de la Brenva

Ritratto di anthony07
anthony07
0 votes
+
Vote up!
-
Vote down!
Quota di partenza: 
2 173 m
Quota di arrivo: 
3 008 m
Dislivello: 
835 m
Tempo di salita o complessivo*: 
1h30'
Tempo di discesa: 
1h00'

Introduzione

Descrizione

Dal Pavillon du Mont Fréty, raggiunto in funivia (prima fermata della tratta La Palud - Punta Helbronner) o, in alternativa, col sentiero da La Palud, (in un ora e mezza al massimo) si segue il tracciato in leggera salita sul fianco del giardino botanico. Dopo circa cinque minuti, alla prima diramazione sulla sinistra, la si imbocca, proseguendo sempre a mezzacosta, a monte di ripidi pendii erbosi che scendono verso il fondovalle, ma su sentiero sempre ben tracciato. Al termine si giunge ad un piccolo ameno spiazzo erboso panoramico, dove sono state poste panche con tavola. Di qui, inizia ora un tratto un po' più impegnativo, attrezzato con catene, a scendere sul fondo di uno scosceso canalone, senza tuttavia particolari difficoltà per chi ha già praticato tratti di ferrata.Si prosegue ancora a mezzacosta, in leggeri saliscendi, a guadare alcuni torrentelli, anche su ponte, finché si giunge al limite di un'enorme distesa di massi accatastati. Ci troviamo al di sotto delle placche, levigate dall'erosione, del consunto ghiacciaio di Entrèves (salendo in direzione nord, anche senza sentiero, di qui potremmo avvicinarci alle morene del suddetto ghiacciaio, mantenendosi paralleli alla cresta rocciosa cha va dal Mont della Brenva alla caratteristica Aiguille de la Brenva le cui punte, in lontananza, sembrano come denti di un enorme pettine, in cui spicca la guglia di Père Eternel.
Si attraversa ora la pietraia in orizzontale, verso sinistra seguendo i segni gialli ben evidenti.
Al suo termine ricompare il sentierino, che riprende a salire e con alcune strette svolte guadagna presto una spalla sulle cosiddette rocce della Brenva, alla base dell'omonimo monte. E qui subito troviamo il belvedere panoramico affacciato sulle maestose seraccate del ghiacciaio della Brenva, allestito con tanto di staccionata protettiva e panche.
Se non siamo stanchi (l'itinerario si consuma al massimo in un ora e mezza circa) possiamo ora continuare, senza sentiero, su terreno relativamente facile, tuttavia senza mai dimenticare che, qualche decina di metri sotto di dove ci troviamo stanno i seracchi e i crepacci spalancati di uno dei ghiacciai più spettacolari delle Alpi, e all'interno del quale giacciono ancora i resti di numerosi alpinisti di ogni nazione del mondo, caduti sulle storiche vie di salita alla est del Bianco, o nel tentativo di attraversarlo...
Torniamo indietro solo di qualche metro rispetto alla "gabbietta" del belvedere, e quindi iniziamo la leggera salita del pendio in direzione nord, risalendo appunto la larga spalla del Mont de la Brenva, in direzione delle più marcate asperità rocciose della cresta. Possiamo così procedere per un certo tratto, mantenendosi sempre in una zona piuttosto centrale, aggirando all'occorrenza o risalendo direttamente insignificanti saltini di roccia, fra zolle erbose e placche coricate, sempre verticalmente ma non in forte salita. Alla nostra sinistra, sotto un salto roccioso, l'enorme bacino della Brenva; parallelamente a noi, dall'altro lato del ghiacciaio, si snoda la fantastica cresta di Peuterey, dall'Aiguille Noire, al Grand Pilier d'Angle, alla severa e imponente parete est del Monte Bianco... Giunti in prossimità dei primi risalti rocciosi, anche se facili, conviene fermarci: la qualità della roccia non è buona, la cresta inizia a stringersi e si rivela cosparsa di sfasciumi e resti frantumati di scariche passate e recenti...
Comunque anche senza risalirli più di tanto, già da qui abbiamo la sensazione di trovarci di fronte al "gigante", dalla parte opposta del ghiacciaio: anche senza binocolo distinguiamo chiaramente i particolari delle "famose" vie della Pera, della Major, dello sperone della Brenva coi loro formidabili seracchi sospesi, che tanta parte hanno fatto nella storia dell'alpinismo moderno (ricordiamo anche, per amore di citazione storica, che lì perse la vita fra i tanti validi alpinisti, il grande Gianni Comino in solitaria invernale, dopo aver già qui compiuto una pazzesca "PRIMA" con l'altrettanto grande Gian Carlo Grassi).
Guardando sotto di noi, vicino alla nostra stessa cresta ma un po' più a nord vediamo bene lo sperone roccioso su cui è posto il Bivacco della Brenva, ormai da anni in stato di abbandono a causa dei cambiamenti del ghiacciaio e forse anche dei "gusti" della gente che va in montagna sempre meno incline al rischio, alla fatica, al NON PREVEDIBILE.

Cartografia