Grand Tournalin

Ritratto di gian
gian
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Quota di partenza: 
2 023 m
Quota di arrivo: 
3 370 m
Dislivello: 
1 347 m
Tempo di salita o complessivo*: 
4h15'
Tempo di discesa: 
3h00'

Introduzione

Itinerario impegnativo sia per il dislivello totale che per il passaggio delicato ed esposto che si trova sotto la cima. A chi soffre di vertigini si consiglia di fermarsi al colle tra il Grand e il Petit Tournalin, dove lo splendido panorama sul massiccio del Monte Rosa vale da solo la fatica dell'escursione.

Riporta l'Abbé Gorret nella sua guida della Valle d'Aosta:

"En 1871, le Club alpin d'Aoste, en suite d'une souscription, a fait tracer un sentier depuis le plan dou Sapé jusqu'au sommet du Grand Tournalin; les montures peuvent aller jusque près du col entre les deux Tournalins ... L'intrépide alpiniste Joseph Corona a fait l'ascension du Grand Tournalin le 12 Février 1874, accompagné des guides Maquignaz et Carrel; le thermomètre sur la cime marquait 24 degrés sous zéro; c'est la première ascension de ce genre executée au printemps"

Traduzione italiana

"Nel 1871, la sez. di Aosta del CAI, grazie ad una sottoscrizione, ha fatto tracciare un sentiero che dal Plan dou Sapé porta alla cima del Grand Tournalin; a cavallo si può salire fin sotto il colle tra i due Tournalins ... L'intrepido alpinista Joseph Corona è salito sul Grand Tournalin il 12 febbraio 1874, accompagnato dalle guide Maquignaz e Carrel; il termometro sulla cima segnava 24 gradi sotto zero; é la prima ascensione di questo genere fatta in primavera"

Lasciata l'auto ci si dirige verso destra seguendo le indicazioni per Cheneil, dopo aver attraversato su un ponticello il torrente che scende dai due Tournalin inizia il tratto ripido ma breve che porta al pianoro dove si trova il villaggio omonimo, punto di partenza per numerose escursioni. Attraverso i prati ci si dirige verso l'abitato dove si trovano diverse case restaurate e alcune ancora cadenti, su tutte vigila l'Albergo Panorama al Bich, ultimo testimone, l'unico ancora aperto, di una villeggiatura d'antan, fatta di lunghe passeggiate e di pochissimi motori.

All'uscita del villaggio, verso sud, si trova la palina segnaletica che regge tra le altre la tabella del sentiero n° 30 per il Grand Tournalin. Seguendo la freccia gialle si imbocca il sentiero che si immerge nell'ombra di un boschetto di larici e ontani. Lo si attraversa in pochi minuti uscendo poi in pieno sole dove il tracciato segna il pendio di strette curve tra i cespugli di mirtilli, rododendri e ginepri punteggiati qua e là dai larici e da ciuffi di bassi ontani.

Dopo aver superato la deviazione per il santuario di Clavalité proseguendo sempre sull'ampio sentiero dell'altavia, si cammina accompagnati dal chiacchiericcio dell'acqua che scorre tra i sassi fino a quando, dopo aver attraversato il ruscello ed essere usciti dal vallone, si arriva al bivio segnalato con palina dal quale si stacca sulla sinistra il sentiero per il Grand Tournalin.

Si attraversano in piano i pascoli dirigendosi verso la sagoma della montagna che da questa prospettiva appare più tozza e sgraziata della bella piramide regolare che si vede dal fondovalle. Dopo aver raggiunto una pozza d'acqua punteggiata dai fiori bianchi degli eriofori si prosegue lungo il sentiero che comincia a salire dolcemente, al bivio successivo si prosegue sulla destra in direzione di un larice isolato, l'ultima pianta di alto fusto che si incontra nella salita. Poco più avanti il sentiero si allarga e sale con pendenza costante tagliando il fianco della becca Trecare. Si supera una roccia sulla quale sono dipinti i segnavia 29 e 30 e dalla quale si vede un pezzetto delle diga di Cignana, costruita sull'altro versante della Valtournenche. Con una ampia curva sulla sinistra i attraversano i pascoli più alti fino ad arrivare al bivio dove si stacca il sentiero 29 per la Becca d'Aran e la Roisetta. Si prosegue seguendo le tracce gialle fino ad attraversare l'ultimo prato situato ai piedi della morena: un piccolo giardino verde punteggiato dai fiori e tagliato a metà da un magro ruscello che scorre quieto su un letto di sassi. A questa quota il panorama si fa più severo, dominato dalle rocce e dalle pietraie su cui crescono solo poche erbe di alta montagna. Il sentiero sale dolcemente il fianco della morena lasciata dal ghiacciaio che scendeva nella vallata tra il Grand e Petit Tournalin. Il fianco est è ormai inerbito e punteggiato di grandi sassi, dal tracciato principale si staccano numerose e ripide scorciatoie che se il fiato lo consente abbreviano, anche se di poco, il tempo di salita. Dopo aver percorso tutta la spalla della morena si arriva alla base della parete rocciosa dove si trova il primo tratto, ben conservato, del sentiero costruito nel 1871. Purtroppo anni di incuria hanno ridotto questa splendida successione di scalini in pietra e tratti lastricati che portava fino alla vetta a pochi resti che necessiterebbero di un restauro attento, soprattutto nel tratto tra il colle e la cima, per permettere ai turisti di salire alla cima agevolmente, come hanno fatto per lunghi anni grazie alle fatiche dei nostri avi.

Seguendo un po' le tracce del vecchio lastricato semisepolte dalle frane e un po' gli ometti si risale tutto il fianco sinistro del vallone fino arrivare alla barma che si trova appena sotto il colle. Il termine barma indica nel dialetto valdostano un riparo ricavato scavando sotto un grosso masso che funge da tetto e chiuso sui lati da uno o più muri a secco; veniva utilizzato a bassa quota per il ricovero di animali o foraggio e a questa altezza può essere un buon ricovero di emergenza in caso di maltempo. Dal colle si gode di uno splendido panorama sul massiccio del Monte Rosa. Dal Breithorn orientale alla Piramide Vincent è tutto un susseguirsi di picchi rocciosi che bucano i ghiacciai verso l'azzurro del cielo, incorniciati dalla cresta che congiunge i due Tournalin. Qui termina l'itinerario per chi soffre di vertigini.

Proseguendo lungo il sentiero che porta alla cima si incontra un breve tratto di placca dove il sentiero è crollato, qui per rendere più sicura la salita sono stati fissati alcuni spit ma manca ancora la catena e inspiegabilmente non si è ancora provveduto a restaurare questi pochi metri di tracciato che permetterebbero di compiere l'ascensione senza poggiare le mani a terra. Per proseguire verso la cima allo stato attuale, dopo aver raggiunto la targa dedicata a Giampiero SALGONI occorre seguire la cresta per circa 5 metri lungo una fessura e poi scendere con due passi su un terrazzino inclinato lungo un paio di metri che porta alla sella dove si riprende il sentiero. In poco meno di mezz'ora si raggiungono prima i resti del bivacco e poi la croce fissata poco sotto l'antecima dove termina l'itinerario. La cima vera e propria salita da Whymper nel 1863 é di pochi metri più alta ma separata da una parete verticale che ne permette l'accesso ai soli alpinisti dotati di attrezzatura. Il panorama che offre la vetta del Grand Tournalin, è stato definito “grandioso e splendido” dal primo salitore del Cervino che ne raccomandava l'ascensione a tutti i turisti che avessero una giornata da spendere nella Valtournenche. Lo sguardo domina tutte le cime della Valtournenche e della valle d'Ayas, si spinge in lontananza fino alle nevi eterne del Gran Paradiso, del Monte Bianco e del Grand Combin per tornare poi sulla piramide Cervino e il massiccio del Monte Rosa. Del piccolo rifugio costruito nel 1876 rimangono solo i muri perimetrali e alcune scandole in larice. Un tempo erano utilizzate come copertura del tetto, sono ora allineate a terra per formare una piattaforma sopraelevata di circa due metri per due utile per montare la tenda. Il bivacco dedicato a Jean-Antoine Carrel fu finanziato dal CAI di Aosta e dal comune di Valtournenche e veniva utilizzato dagli escursionisti del tempo per ammirare il tramontare e il sorgere del sole sulle alpi occidentali.
Curiosità

Riporta l'Abbé Gorret nella sua guida della Valle d'Aosta:

"En 1871, le Club alpin d'Aoste, en suite d'une souscription, a fait tracer un sentier depuis le plan dou Sapé jusqu'au sommet du Grand Tournalin; les montures peuvent aller jusque près du col entre les deux Tournalins ... L'intrépide alpiniste Joseph Corona a fait l'ascension du Grand Tournalin le 12 Février 1874, accompagné des guides Maquignaz et Carrel; le thermomètre sur la cime marquait 24 degrés sous zéro; c'est la première ascension de ce genre executée au printemps"
Traduzione italiana

"Nel 1871, la sez. di Aosta del CAI, grazie ad una sottoscrizione, ha fatto tracciare un sentiero che dal Plan dou Sapé porta alla cima del Grand Tournalin; a cavallo si può salire fin sotto il colle tra i due Tournalins ... L'intrepido alpinista Joseph Corona è salito sul Grand Tournalin il 12 febbraio 1874, accompagnato dalle guide Maquignaz e Carrel; il termometro sulla cima segnava 24 gradi sotto zero; é la prima ascensione di questo genere fatta in primavera"

Autore

  • Consulta tutte le relazioni di escursionismo di Gian Mario Navillod
  • Consulta la pagina di [[Gian Mario Navillod]]

Bibliografia

  • Luca Zavatta, [[Le valli del Cervino]], L'Escursionista Editore, Rimini, 2005
  • Gorret Amé - Bich C., Guide de la Vallée D'Aoste, Turin 1877
  • Ronc Maria Cristina, La valle del Cervino, Torino 1990
  • Buscaini Gino, Guida dei Monti d'Italia - Monte Rosa, Milano 1991
  • Berutto Giulio, Cervino – Matterhorn e Monte Rosa, Torino 1996

Cartografia

  • [[Valtournenche, Monte Cervino e Val d'Ayas ovest]], Carta dei sentieri foglio 7, scala 1:25.000, L'Escursionista Editore, Rimini, 2010
  • Carta Alta Valle 1:25000 - Comunità Montana Monte Cervino
  • IGC 1:25000 - Foglio 108
  • Istituto Geografico Centrale 1 : 50000 - Foglio 5

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