Corno di Canzo orientale

Ritratto di Cai56
Cai56
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Difficoltà: 
T3
Quota di partenza: 
288 m
Quota di arrivo: 
1 232 m
Dislivello: 
944 m
Lunghezza*: 
7.90 km

Introduzione

La zona dei Corni di Canzo è meta classica di escursioni per ogni gusto e difficoltà: dal sentiero didattico, alle ferrate, alle arrampicate alpinistiche. La combinazione di percorsi descritta porta dal piano alla vetta del Corno minore nel modo più diretto e impegnativo. Sono molti i tratti attrezzati con catene di sola progressione, anche molto esposti o a rischio di "bagno". Le segnalazioni sono abbondanti e tutti i bivi sono segnalati con paline; i sentieri non "canonici" sono ignorati e generano dubbi (sono molti e tuttora usati dai locali); a terra i segnali a vernice sono troppi e di tutti i colori (ogni società escursionistica e ogni organizzatore di corse in montagna ha lasciato le sue pennellate).

Descrizione

Dal piazzale più alto del cimitero 288m si imbocca il recente acciottolato che si dirige al viale-viacrucis del santuario della Madonna di San Martino. Alle spalle della prima cappella che incontriamo salendo verso sinistra troviamo il sentierino che entra subito nella forra della Valle Molinata, percorsa dal torrente Inferno. La traccia, da seguire con attenzione, evita il fondo dell'alveo con traversi sulle sponde dove l'uso delle mani è indispensabile alla progressione. A tratti si avvicina una vecchia condotta forzata che prelevava l'acqua da una dighetta a monte: nei tratti sospesi nel vuoto non è salda né affidabile. Il sentiero continua a risalire il torrente percorrendo i bordi di belle vasche e piscine naturali, con cascate intermedie che costringono ad uscire nel bosco per guadagnare il corrispondente dislivello. Rimarchevole è il passaggio della "cascada de la scaléta" con gradini scavati in una parete piuttosto verticale e sempre umidi. Nel caso di flusso eccessivo nell'alveo è sempre possibile usufruire di vie di fuga fra i cespugli della riva orientale. Quando il percorso ha superato gran parte del dislivello, ci si dirige nella boscaglia a raggiungere una marcata traccia da seguire verso destra. (ci si trova nella località Tajasass 623m, così detta per lo sfruttamento come granito in blocchi di antichi massi erratici depositati qui dai ghiacciai provenienti dalla valle dell'Adda). Il percorso prosegue in piano fino alla bella e frequentatissima località di San Tomaso 580m; superati tavoli all'aperto del ristoro, si volta subito a sinistra e, fra bei boschi di castagno, si risale il versante occidentale del Corno Rat. Ci si accosta a due caselli del latte recentemente restaurati 700m e, con aumento di pendenza, si raggiunge il crinale a monte del Corno Rat (Colle del Gatton 900m circa) presso l'uscita della ferrata. Da qui si comincia a seguire la spalla meridionale del Corno di Canzo orientale, che alterna al bosco crestine rocciose attrezzate a catena. Sono tutte paretine molto articolate (le catene, molto lasche, hanno soprattutto valenza psicologica) e ognuna ha un sentierino laterale di fuga. La vera difficoltà è l'ultima impennata - di circa 15 metri - su placchetta verticale con pochi appoggi artificiali. Al termine delle difficoltà, su rocce rotte, su sbuca sul prato sommitale. Bellissimo panorama sul Monte Moregallo, Lecco, il Monte Barro e i laghi briantei. Per la discesa, ci si porta alla vicina Bocchetta di Luera 1200m circa e, seguendo il ripido sentiero N.4, si raggiunge la fonte "Acqua del Fò" 1000m (faggio monumentale); la traccia prosegue nella valle, poco visibile fra il fogliame, e raggiunge il sentiero di salita vicino alla selletta del Corno Rat. In caso di smarrimento del sentiero è inutile sciupare tempo a cercarlo: conviene in questo caso proseguire verso sinistra in blanda discesa seguendo le pendenze del luminoso faggeto; una radura con terreno paludoso anticipa un aumento di pendenza verso il rigagnolo di fondovalle; si prosegue tendendo lievemente alla confluenza con il corso d'acqua e ci si ritrova su una larga mulattiera sassosa in disuso: in poche decine di metri si sbuca a monte dei caselli del latte di Luera. Da qui si ritorna a San Tomaso sullo stesso percorso della salita. Affiancando il filare di mandorli (gli unici della provincia di Lecco, pare) ci si porta al margine del terrazzo di prati e si individua una traccia bifida che scende a valle: si imbocca quella di destra e con numerosi tornanti nel bosco si arriva alla frazione Ceppo di Valmadrera. Si attraversa il torrente Inferno su un moderno ponte e si risale l'altra sponda tramite una scalinata: ci si ritrova sulla via crucis, poco a valle dell'acciotolato iniziale.

Informazioni generali

Via:
Segnavia: -
Tipologia percorso: circolare
Periodo consigliato:
Pericolo Oggettivo:
Esposizione al sole:
Tratti esposti:

Riferimenti bibliografici

Accesso stradale

Galleria fotografica

Tipologia Percorso: 

Circolare

Difficoltà: 

EEA (Escursionisti Esperti Attrezzati)

Periodo Consigliato: 

gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre, dicembre

Tempo Complessivo: 

5h00'

Esposizione: 

Sud

Quota di partenza: 

288 m

Quota di Arrivo: 

1232 m

Dislivello: 

944 m

Quota Massima: 

1232 m

Pericolo Oggettivo: 

Sassi smossi dai mufloni

Tratti Esposti: 

Tratti con sola catena di progressione

Accesso: 

Da Milano a Valmadrera lungo la superstrada statale 36; dallo svincolo di uscita seguire le indicazioni per il cimitero, dove i grandi piazzali sono organizzati anche per gli escursionisti con un apposito viottolo e paline indicatrici.