Cima di Fraina

Ritratto di Cai56
Cai56
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Data rilievo: 
22/07/2012
Quota di partenza: 
1 471 m
Quota di arrivo: 
2 288 m
Dislivello: 
817 m
Tempo di salita o complessivo*: 
2h30'
Tempo di discesa: 
2h00'

INTRODUZIONE
La cima che dobbiamo raggiungere non è mai visibile lungo la via di accesso, se non nelle ultime poche centinaia di metri; ma il suo avvicinamento è quanto mai interessante per la presenza - e l'utilizzo - di strutture logistiche militari riferibili alla cosiddetta Linea Cadorna. Grandioso il panorama verso la confinante Val Varrone (Premana - LC), le Prealpi ticinesi e - in fondo - Monte Rosa e Vallese. Molto interessante anche la doppia possibilità di discesa.

DESCRIZIONE
Dalle case di Laveggiolo 1471m si prosegue sulla pista forestale interdetta ai non autorizzati e per breve tratto asfaltata; si ignorano le deviazioni laterali e specialmente il sentiero ampiamente segnalato verso sinistra. In costante blanda salita si raggiunge il fondovalle in corrispondenza delle tre soprastanti Baite Grasso 1680m: non si scende ad attraversare il torrente al guado, ma lo si affianca dapprima lungo una pista secondaria e poi lungo un sentiero poco evidente. Il sentiero, tornato ben visibile, attraversate le acque, tende a risalire verso sinistra con alcuni tornanti una conoide di frana che aiuta a superare la soglia rocciosa della valle (Val Vedrano); guadato nuovamente il torrente presso una larga cengia scavata nella roccia, si raggiungono gli ampi pascoli dell'Alpe Colombana 1946m (indicata sulle carte come Alpe Vedrano, ma localmente sconosciuta come tale). Qui il sentiero vero e proprio finisce e occorre orientarsi a vista per proseguire: l'alpe è dominata verso nordovest da una cima rocciosa/erbosa con un grosso ometto di pietre sul vertice; al lato sinistro di questa punta (in realtà anticima della nostra Cima di Fraina) è evidente una bocchetta erbosa al culmine di un canalone di ripido pascolo. Si va a risalire come meglio questo pendio e, durante la salita, si incontreranno resti di antichi sentieri e tracce di passaggio di animali. Raggiunta la Bocchetta di Colombana 2206m (che le carte collocano più a nord con Q2227) ci si accorge di essere su di un crinale molto particolare: in realtà si tratta di una panoramica conca erbosa racchiusa fra il Pizzo della Càssera, la Cima di Fraina e la sua anticima; a questa conca, dal lato di Premana, convergono alcuni tracciati militari - pedonali e carrabili - per la presenza di ruderi di quelli che dovevano essere una piccola caserma e dei depositi. Imbocchiamo il tracciato di destra che va a raggiungere l'anticima con ometto, che si rivela come piazzola di osservazione e inizio di un camminamento in cresta ad unione di una serie di piccole trincee e postazioni di fucileria. Il percorso in cresta alterna tratti di sentiero a brevi e facili passi di arrampicata su roccia; ad un intaglio artificiale (camminamento protetto) compaiono i segnali a vernice della via di discesa più agevole. Ormai ampiamente in vista della croce di vetta, si risalgono gli ultimi metri di pendio, fra erbe e rocce rotte, della Cima di Fraina 2288m; in vetta una piazzola di osservazione e un riparo scavato sotto le rocce sommitali.
La discesa presenta due possibilità di diverso impegno. La prima consiste nel tornare all'intaglio osservato durante la salita dell'ultimo tratto di cresta e seguire verso valle il sassoso sentierino che passa alla base di una fascia di rocce alla base della vetta; si scende poi ad una conca erbosa con i resti di antichi recinti per il bestiame e, scavalcando verso destra un costone del monte, ci si porta su bel sentiero a monte delle baite dell'Alpe Colombana, dove si riprende la via di andata. La variante di discesa - completamente senza tracce - raggiunge la via già descritta all'altezza della conca con recinti. Dalla Cima di Fraina si percorre arrampicando con facilità la cresta nord in direzione della Q2325: circa in corrispondenza del punto più basso della cresta, parte sulla destra un poco accennato canalone molto ripido, dapprima roccioso e poi erboso; lo si imbocca e dopo alcuni passi su rocce rotte si scavalca una costola ben appigliata (passi di II+) per portarsi sotto un masso aggettante in forma di grotta (l'area scura al centro della foto 23); da qui si scende su erbe ripidissime racchiuse fra una liscia e impraticabile lastronata e una ben appigliata paretina rocciosa; in breve la pendenza diminuisce e, su pascolo franoso, si raggiungono i segnali della discesa normale.