Trident du Tacul

Ritratto di giancarloberetta
giancarloberetta
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Quota di partenza: 
3 375 m
Quota di arrivo: 
3 639 m
Dislivello: 
444 m
Tempo di salita o complessivo*: 
4h30'
Tempo di discesa: 
2h00'

Introduzione

E’ un elegante e slanciato torrione di granito che culmina con tre punte e si trova al termine del contrafforte orientale del Clocher. La via sale in diagonale da ovest verso sud ed infine si raggiunge la vetta da est, contornandolo come una spirale. L’arrampicata è veramente bella e di soddisfazione, soprattutto nella metà superiore, e su roccia ottima per un totale di otto lunghezze con una difficoltà che vanno dal III al IV+ ed un passaggio di V+ a metà della salita. Dalla vetta si ha un grandioso e ravvicinato colpo d’occhio sull’incombente Grand Capucin, sulla cui parete sud si possono vedere i sempre numerosi scalatori impegnati sulle difficili vie tracciate su di essa.

Descrizione

Si lascia il rifugio e con facile percorso su ghiacciaio, molto ben tracciato, si valica dapprima il Col des Flambeaux (3407m), sovrastato dal pilone aereo della cabinovia, per piegare poi a sinistra e si scende verso Nord-Ovest fino ad un pianoro del ghiacciaio. Da qui, a saliscendi, si attraversa una zona con grandi crepacci e si devia sulla sinistra in direzione della Combe Maudit e dall’inizio di questa verso l’imponente versante sud del Mont Blanc du Tacul con i suoi “satelliti” che gli fanno da corona: Pyramide, Clocher, Chandelle, Trident, Grand e Petit Capucin, pic Adolphe Rey ed infine la Pointe Lachenal. Si raggiunge dunque la base del conoide nevoso tra la Chandelle ed il Trident, il Couloir du Trident, e lo si risale, passando la terminale nel suo punto migliore, per una sassantina di metri e l’attacco della via si trova a destra sulle rocce della parete ovest. Si scala per tre lunghezze ( rispettivamente III, III+, un passaggio di IV) passando dapprima in successione una serie di brevi salti verticali interrotti da terrazze e, obliquando verso destra (sud), si salgono piccoli camini e belle fessure. Giunti alla terza sosta si trova una larga terrazza proprio sotto lo spigolo sud. Si scala una spaccatura obliqua verso destra raggiungendo il fondo di un diedro-camino. Salitolo si scavalca un piccolo spigolo attraverso una fessura orizzontale arrotondata (V) e si supera quindi la fessura, strapiombante all’inizio, che si trova oltre il diedro-camino uscendo a destra sulla parete sud-est: è questo il punto più difficile della via (IV e A0 con 3 chiodi in loco; V+ se salito in libera). Si sale ancora verso destra con due lunghezze (rispettivamente III, III+) esposte ed oblique e si giunge alle terrazze situate ai piedi del muro terminale sul versante est alto circa 80 m.

Dalla terrazza centrale si scala faticosamente un camino (IV+) e poi, per una serie di larghe fessure che si indirizzano verso l’intaglio tra la cima centrale e la cima sud (a destra), si giunge ad una terrazza. Si prosegue verso l’alto per una decina di metri e si attraversa a destra per pochi metri (IV+, IV con un chiodo in loco) per prendere una fessura che ci porta alla sommità della punta centrale (IV+ con un chiodo in loco). Da questa si può raggiungere, dall’intaglio tra le due, la cima sud con una traversata molto esposta e delicata nel suo versante est (IV+).
La discesa è attrezzata per le calate in doppia lungo il percorso di tutta la via.

Per la bellezza, le difficoltà e l’ottimo granito delle numerose vie che si trovano su questo “satellite” è facile trovare affollamento sia durante la salita e che durante la discesa in doppia.

Autore

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Bibliografia

  • AA.VV., Monte Bianco (1), Guida Vallot, Edizioni Mediterranee, Roma, 1988
  • Gino Buscaini, Monte Bianco, Vol.1, Guida dei Monti d'Italia, CAI e TCI, Milano, 1994

Cartografia