Dente del Gigante

Ritratto di giancarloberetta
giancarloberetta
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Quota di partenza: 
3 375 m
Quota di arrivo: 
4 014 m
Dislivello: 
639 m
Tempo di salita o complessivo*: 
4h30'
Tempo di discesa: 
2h30'

Introduzione

Vetta conosciutissima da alpinisti e non per la sua forma slanciata e ben distinguibile anche dal fondo valle. L’ascensione è frequentatissima anche perché si può effettuare in giornata partendo con le prime corse della funivia che da Entréves sale al rifugio Torino. L’arrampicata sul monolito finale, alto poco meno di 200m, è notevolmente esposta ma su roccia ottima. La presenza delle corde fisse non deve ingannare: riducono un po’ la difficoltà tecnica ma tolgono sicuramente il piacere dell’arrampicata a quella quota ed in quell’ambiente e comunque, viste le sfilacciature, è meglio fidarsi delle proprie.

Descrizione

Dal Rifugio Torino scendere lievemente per il Ghiacciaio del Gigante e seguire le evidenti tracce che, verso est, si indirizzano sotto le Aiguilles Marbrées per poi salire verso nord–est in direzione del Dente del Gigante. Dalla fascia rocciosa alla testata del ghiacciaio si individua una cresta secondaria da est a ovest che termina con un alto gendarme giallastro ben visibile dal ghiacciaio. Dopo averlo superato a destra si giunge ad una sella nevosa e da qui si rimonta la larga dorsale verso la cresta principale (est): il percorso è facile ma anche esposto. Più sopra si entra gradatamente in una zona di roccette e di massi e dopo aver piegato a sinistra si segue la cresta principale fino ad un enorme masso. Si aggira scendendo di poco sul versante italiano, si traversa un breve tratto orizzontale e risalire quindi un ripido tratto nevoso che riporta sulla cresta a nord del masso. Seguire brevemente la cresta nevosa, piegare a sinistra e giungere così su uno spiazzo detritico o nevoso proprio alla base del Dente: la "Salle à Manger". Raggiunta l’estremità ovest di questo spiazzo si inizia la scalata salendo su una caratteristica lastra di granito inclinata e staccata dalla parete. Dal suo apice si supera una placca di pochi metri liscia (III° grado) e si traversa orizzontalmente per una decina di metri a sinistra fino a raggiungere un chiodo per entrare in una gola, ripida ma con buoni appigli, ben fessurata. Risalita per circa 30 m. si esce, a sinistra, su facili cenge che, dopo aver superato un gradino, conducono ad una comoda ma esposta terrazza in corrispondenza dello spigolo ovest del Dente ai piedi di una grande placca: la "Placca Burgener" (da questo punto hanno inizio i tratti attrezzati con corde fisse). La si supera per mezzo di una serie di fessure per 45 m (tratto abbastanza difficile e faticoso) e ci si porta fin quasi sullo spigolo ovest; da qui si supera la liscia placca successiva sfruttando all’inizio dei piccoli appigli e successivamente affidandosi, per 2 o 3 m, solo alla corda giungendo ad un buon punto di assicurazione (da qui la vista sul versante nord è veramente impressionante). Dalla sosta si traversa verso destra per una serie di lastre staccate in salita per una ventina di metri e si raggiunge un piccolo punto di sosta. Una serie di due diedri verticali portano faticosamente ad una piccola piattaforma vicino ad un tratto orizzontale della cresta: la si segue per qualche metro e, dopo un breve muro verticale (III° grado) si raggiunge un terrazzino sulla destra. Traversare ora verso destra una placca liscia di alcuni metri (tratto esposto e delicato) e salire per blocchi, in un diedro, fino alla vetta sud-ovest (Punta Sella). Scendere per un canalino (eventuale doppia) all’intaglio sottostante, formato da una cresta di roccia tagliente, e risalendo una paretina (IV° grado) raggiungere la vetta nord-est, la più elevata e spesso affollata, Punta Graham, dove è posta una piccola statua della Madonna.
La discesa si effettua tutta in corda doppia con gli ancoraggi già in loco.

Autore

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Bibliografia

  • Guida Vallot Monte Bianco vol. 2
  • Gino Buscaini, Monte Bianco vol.1, Guida dei Monti di Italia, CAI-TCI, 1994

Cartografia